Campi Bisenzio (Firenze), 8 novembre 2023 – Tre settimane. Anzi no, un mese. Via, un mese e mezzo. E c’è chi offre di più? O di meno, che sarebbe meglio? I tempi del ritorno alla normalità in Toscana sembrano un’asta al massimo ribasso. O una partita a Monopoli. O, come al solito in queste occasioni, l’eruttazione indotta di cifre sparate in libertà. Con la speranza che, un domani, nessuno si ricordi più la data di scadenza promessa.
Mettiamo insieme due numeri. Dice Alia, la società che gestisce lo smaltimento dei rifiuti: ci sono centomila tonnellate di rifiuti accatastati come Lego in tutta l’area. A ora, ma confidiamo che il dato migliori per gli accordi che verranno a breve, Alia ne smaltisce solo a Prato ogni giorno 30 tonnellate. La stessa società – che veramente sta mettendo in campo tutto quello che ha, ma non ha i miracoli nel suo statuto – fa sapere che “la normalità” nelle stesse aree invase dai rifiuti non si avrà prima di un mese, un mese e mezzo. Allora facciamo un calcolo: dividiamo le 100mila tonnellate di rifiuti alluvionati in tutti i comuni coinvolti per 100 tonnellate smaltite al giorno, Perché per 100? Perché se Prato ne smaltisce 30, ed è il 40% dell’area coinvolta, comunque noi più che triplichiamo questo dato perché Alia, con gli accordi che verranno, potrà fare molto, ma molto di più di adesso. Il risultato è facile: mille. Che sarebbero i giorni necessari per togliere quelle maledette 100mila tonnellate di rifiuti. E volete sapere quante tonnellate ne dovrebbero smaltire al giorno per rientrare nei 45 promessi? 2.222. Ecco perché Alia e Regione stanno lavorando a testa bassa per fare accordi con altre ditte, anche extraregione, per implementare al massimo lo smaltimento.
E non solo. Perché nel frattempo la povera Alia deve fare i conti con: A) il ko per almeno 45 giorni della discarica di Case Passerini, fra Prato e Firenze, che solitamente smaltisce 80mila tonnellate di rifiuti l’anno; B) lo stop all’inceneritore di Montale verso il quale Alia dirotta circa 50mila tonnellate di rifiuti l’anno. Ergo: se ci si facesse a raccogliere tutti quelli dell’alluvione, dove finirebbero?
Ma andiamo avanti. E il fango? Quelle simpatiche tre tonnellate di terre bagnate che stanno riducendo la Piana fiorentina, ma non solo, in una pista da bowling? Lì, per evitare speculazioni, si è messa di mezzo la Regione Toscana, che ha chiesto l’intervento di Publiacqua (società cugina di Alia, ma acquatica), che ha chiesto l’intervento degli spurghisti privati, che risponderanno alle richieste dei cittadini e che al mercato mio padre comprò, canteranno in coro i toscani se non affogheranno prima tra fango, acqua e burocrazia. Altri numeri in ordine sparso? Sarebbero centomila le persone danneggiate dall’alluvione in Toscana e la spesa per lo smaltimento dei rifiuti si quantifica in 25 milioni di euro. Ma almeno una buona notizia diamola: nel Pratese (ma anche a Pontedera e a Quarrata) sono al lavoro i militari del Genio Pontieri di Piacenza, un’élite del nostro esercito, per sistemare le strade che non riuscivano più a raggiungere alcune frazioni della Val di Bisenzio.
Però non finisce qua. Perché altre due rogne stanno venendo alla luce in queste ore: la prima sono gli sciacalli che si fingono tecnici e rubano nelle case degli alluvionati (perché non è vero che in queste circostanze esce solo il meglio delle persone) e la seconda è un allarme rosso sull’encomiabile lavoro dei volontari che da sei giorni spalano via il fango dalle strade e dalle case. Il problema è che si teme che qualcuno abbia svuotato nelle fogne il fango rimosso, cosa che provocherebbe un disastro alla prima pioggia. Perché il fango indurisce alla velocità della luce e l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che le fogne siano tappate da fango diventato cemento. Il meteo dice che da stanotte ripiove. Insomma: fine pena mai, qui.