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Calciatore uccide la ex poi si suicida. "Nessuna fondazione nel nome di Federico Zini"

Federico Zini, 25 anni calciatore, il 26 maggio scorso uccise la sua ex, Elisa Amato, 30enne, togliendosi poi la vita: i cadaveri furono ritrovati a San Miniato, all'interno di un'auto

Federico Zini ed Elisa Amato

Firenze, 5 febbraio 2019 - La Regione Toscana, con decreto dirigenziale, ha deciso «di non far luogo all'iscrizione della fondazione 'Federico Zini' con sede in San Miniato (Pisa) nel registro regionale delle persone giuridiche». È quanto si apprende da una nota dei consiglieri regionali del Pd Nicola Ciolini ed Enrico Sostegni che esprimono soddisfazione per la «decisione, che va esattamente nella direzione che avevamo indicato anche con un voto all'unanimità del Consiglio regionale. Le parole sono importanti e, nel caso del nome di una fondazione, l'intitolazione a una persona che si è macchiata del crimine orrendo del femminicidio, ciò lo è ancora di più».

Federico Zini, 25 anni calciatore, il 26 maggio scorso uccise la sua ex, Elisa Amato, 30enne, togliendosi poi la vita: i cadaveri furono rinvenuti a San Miniato, all'interno di un'auto. «Nelle motivazioni espresse in questo atto - spiegano i due consiglieri - ci sono proprio le riflessioni che avevamo fatto chiamando l'Assemblea regionale ad esprimersi sulla tragica vicenda di Elisa Amato».

Nel decreto, spiegano, si legge che la finalità propria della fondazione, sul contrasto alla violenza di genere, «pur essendo oggettivamente meritevole di tutela giuridica, rimane tuttavia collegata all'intitolazione personale della denominazione che la identifica. Tale denominazione - nel sollevare evidenti sentimenti di sdegno - finisce per offuscarne gli scopi e, ingenerando confusione, reca pregiudizio all'effettiva portata operativa della Fondazione». Sulla vicenda interviene anche la consigliera regionale del Pd Alessandra Nardini: «Non possiamo che accogliere positivamente il diniego all'iscrizione al registro regionale delle associazioni, nel rispetto della memoria di Elisa e di tutte le donne vittime della violenza di genere e nel rispetto della chiarezza di un messaggio culturale che deve essere inequivocabile».