Firenze, 7 marzo 2022 - Un solo tampone molecolare per rilevare contemporaneamente e rapidamente la presenza del Coronavirus e del virus respiratorio sinciziale. È l’ultimo dei tanti traguardi raggiunti da Chiara Azzari, immunologa dell’ospedale pediatrico Meyer, dirigente medico, professore ordinario di pediatria, nata a Carrara e poi trasferitasi a Firenze fin dagli studi universitari, a parte una parentesi negli Usa. "Non mi aspettavo questo premio e ne sono onorata – racconta –. Sono quasi imbarazzata di essere stata scelta fra tante persone che ugualmente si impegnano e meritano attenzione. D’altronde penso sia giusto far conoscere i risultati che abbiamo raggiunto: il tampone unico, come lo screening neonatale per le immunodeficienze, sono stati passi avanti importantissimi, che hanno premesso di aiutare molti bambini e le loro famiglie".
La passione della dottoressa Azzari per la professione medica parte da lontano. "Già a quattro anni sognavo questo lavoro – racconta – e da allora non ho mai desiderato fare altro. L’unico dubbio che avevo era nella scelta della specialistica. Poi ho trovato nella pediatria qualcosa di diverso: il rapporto umano con i bambini. Sono stata molto fortunata, perché la mia famiglia mi ha sempre supportato: eravamo quattro sorelle e un fratello e i nostri genitori non hanno mai fatto alcuna distinzione. Ho capito da loro, sin da piccola, di non avere niente di meno rispetto a un maschio. Poi ho avuto il grandissimo sostegno di mio marito e dei miei figli, anche quando il lavoro mi ha portato via tanto tempo. Infine mi ha aiutato lavorare al Meyer, un ambiente in cui si fa squadra e si sta volentieri".
Le difficoltà però non sono mancate. "Se in una stanza ci sono un uomo e una donna – racconta – chi arriva pensa automaticamente che il dottore sia l’uomo. È un dato di fatto, ma non mi ha mai scosso, vista la mia passione per questo lavoro. Credo che l’8 marzo sia ancora molto attuale. Ovviamente se riconoscessimo fino in fondo il valore delle donne non avremmo bisogno di una festa, ma dobbiamo ancora raggiungere questo obbiettivo".