ROBERTO BERTONCINI
Cronaca

Il vescovo di Fiesole: "Umiliante lo smantellamento della Bekaert"

Il vescovo di Fiesole, Mario Meini, ha scritto una lettera contro la chiusura dello storico stabilimento industriale

Proteste Bekaert

FIGLINE, 11 Maggio 2021 -  «È davvero umiliante dover assistere allo smantellamento di una delle aziende che ha segnato la storia economica di Figline e di tutto il territorio circostante". Commenta così il vescovo di Fiesole, Mario Meini, la delicata situazione dello stabilimento Bekaert. L’azienda non ha concesso la proroga della cassa integrazione, sancendo il licenziamento di oltre un centinaio di lavoratori rimasti legati alla fabbrica di via Petrarca. Una vicenda che "non può lasciare indifferenti le comunità religiose della diocesi di Fiesole" scrive Meini, che ricorda come quella dello stabilimento sia "una storia iniziata nel 1959 quando la Pirelli realizzò lo stabilimento per la produzione di steelcord, arrivando progressivamente ad occupare oltre mille dipendenti. Sono passati tanti anni e stiamo assistendo a profonde trasformazioni del mondo del lavoro. Ciò che non possiamo condividere è che il profitto diventi l’unico indice di condizione per il funzionamento di una azienda".

"È possibile che i conti economici siano in ordine ed insieme che gli uomini siano umiliati e offesi nella loro dignità" scrive Meini citando San Giovanni Paolo II. «Ciò che resta davvero incomprensibile nella vicenda Bekaert è che se ne sia deciso lo smantellamento senza una prospettiva futura per le persone che fino ad ora vi hanno lavorato". Il vescovo di Fiesole ha inoltre ricordato come lo stesso Papa Francesco abbia più volte parlato "di disoccupazione come piaga sociale e conseguenza di un sistema economico non più capace di creare lavoro perché abbagliato solo dal profitto. Nel nostro territorio la disoccupazione è un virus che indebolisce e compromette seriamente il corpo sociale della città di Figline e dei paesi limitrofi. Sentiamo pertanto il dovere di esprimere la nostra solidarietà con i lavoratori che rischiano di essere messi ai margini e al tempo stesso di chiedere creatività per assicurare a loro e a tutto il territorio un futuro di lavoro e di lavoro dignitoso. Parafrasando lo slogan dei sindacati per il 1 maggio, diciamo che il territorio si cura con il lavoro".

Proprio alla luce di questo, monsignor Meini lancia un appello rivolto ai diversi soggetti politici, economici e sociali, "soprattutto regionali e nazionali, di dare concretezza in tempi brevi alle proposte circolate in questi mesi e garantire una risposta concreta alla troppo lunga attesa delle 112 famiglie direttamente coinvolte e di tutto il nostro territorio".