
Mancini SPinazzola
Firenze, 13 luglio 2021 - Ogni grande cavalcata azzurra, più o meno fortunata, è fortemente legata a un luogo simbolo. Basti pensare all’hotel Helio Cabalo del mondiale ’90, o più recentemente al Landhaus Milser Hotel di Duisburg, dove Marcello Lippi ha costruito la sua vittoria nel 2006. Per le fatiche di Euro 2020, invece, la scelta di Mancini è andata decisamente in controtendenza. Il c.t., ha detto no a un hotel, magari in un luogo strategico per diminuire i viaggi, puntato tutto su Coverciano, la casa degli azzurri a Firenze. La tranquillità, la pace e la riservatezza di un luogo che è davvero una casa per tutti coloro che indossano la maglia azzurra, un ambiente protettivo dove fare gruppo e mettere da parte tutte le tensioni accumulate dopo una stagione trascorsa tra club rivali. E in quasi due mesi di convivenza, il gruppo dei 27 calciatori si è unito davvero, diventando quella macchina perfetta, che ha regalato gioia a tutto il paese ed ha alzato la coppa a Wembley. E come ogni gruppo di sportivi che si rispetti, non sono certo mancati i riti scaramantici. Acerbi doveva essere sempre il primo a salire sul pullman, mentre Donnarumma l’ultimo, e guai a far salire con gli altri Gianluca Vialli. Davanti alla palestra di Coverciano, tutto il gruppo azzurro prendeva posizione dentro al bus, tranne il gemello del gol di Mancini. Una volta messo in moto il mezzo, prima di arrivare in via Gabriele d’Annunzio, una grande inchiodata per far salire il capo delegazione, che nel frattempo aspettava sulla porta con le valigie in mano, per non infrangere il rito. Il motivo? Prima della sfida contro la Turchia, lo stavano dimenticando davvero a terra il povero Vialli, e dopo una vittoria per 3-0, era impossibile non replicare il gesto. Così come le grigliate post vittorie, per festeggiare. Una brace da leccarsi i baffi, sia di terra che di mare. Ecco il menù degli azzurri: 20kg di bistecca, 70 salsicce di maiale, 60 salsicce di pollo, 35 hamburger, 11 polli, 6 file di rosticciana, 15 filetti di francia e 6kg di gamberi. Tutti a tavola all’aperto vicino alla brace, dietro la porta del campo di allenamento, che guarda direttamente gli alloggi dei giocatori, coperto dallo stadio della Settignanese. E qui un altro rito, diventato poi intoccabile con il passare delle gare. Lo chiamano “il patto del vino“, rovesciato per la prima volta dopo Italia-Turchia, al tavolo di Mancini, questo gesto ripetuto con tutti che, in fila, vanno a intingere il loro dito. Coverciano , poi, è stato anche protagonista di uno dei momenti più toccanti di tutto il cammino azzurro, il ritorno dopo l’operazione al tendine d’Achille di Leonardo Spianazzola. Il giocatore della Roma, al grido di “Spina Spina“ è stato abbracciato da tutti i compagni, con la promessa di portare a casa (davvero) la coppa. Dai giocatori di ping-pong Locatelli e Pessina, a quelli che preferivano la Playstation come Belotti e Florenzi, dalle partite tutti insieme a “Notti magiche“ cantato a squarciagola da tutti, nella grande casa azzurra.