Firenze, 13 dicembre 2021 - Fabrizio Borghini, giornalista fiorentino appassionato, ha scritto – e fatto scrivere – un libro che è un monumento alla Firenze che era, l’enciclopedia di una città che abbiamo conosciuto, amato, esplorato nei minimi dettagli, e che ora è scomparsa, o si sta dissolvendo rapidamente, come un sogno, come l’immagine finale di un film. Si chiama "C’era una volta un rione a Firenze" il suo libro, edito da Masso delle Fate, uscito in questi giorni. Sono più di cento, gli autori di questo libro. Tra questi, l’ex sovrintendente degli Uffizi Cristina Acidini, il cantante Riccardo Azzurri, l’attore Bustric, il presentatore Carlo Conti, il musicista Stefano Corsi, l’ex calciatore Antonio Di Gennaro, il regista Antonio Frazzi, il governatore Eugenio Giani, lo storico Carlo Lapucci, il cantante Marco Masini, l’autore del ’Fiorentino raccontato ai forestieri’ Alberto Panizza, la regista Cinzia TH Torrini, lo scrittore Marco Vichi, editori come Francesco Gurrieri, giornalisti come Alessandro Fiesoli, Marcello Lazzerini ed Enrico Zoi. C’è anche una testimonianza, postuma, dell’impareggiabile Paolo Poli, fuoriclasse del teatro. Ma nessuno di loro è nel libro a parlare di sé. Tutti raccontano solo una cosa: il loro quartiere. E le emozioni legate ad esso. Incontriamo, una pagina dopo l’altra, una Firenze dove si nasceva in casa, una Firenze di piccole botteghe – il fornaio, l’ortolano, il macellaio, che quasi ci vergogniamo di ricordare, quasi ci sembra non siano mai esistite. Una Firenze su cui è stata tirata una linea netta, un taglio, uno spartiacque fatto di fango: l’Alluvione del 1966 che spinse molti abitanti dei rioni più popolari a trasferirsi fuori dal centro travolto dalla piena. Un esodo dimenticato. Di che cosa parlano, le testimonianze del libro che si rincorrono per quasi quattrocento pagine? Propongono una specie di passeggiata per Firenze: un giro a spirale, che da piazza della Signoria va nelle vie del centro, e poi si fa largo fuori dalle mura, a Coverciano, allo Stadio, sale su a Montughi, al Poggetto, ridiscende verso Rifredi, attraversa le Cascine. Torna verso il centro, trova San Frediano, sale su al piazzale Michelangelo, e finisce a Nave a Rovezzano. Dove fermarsi, e guardare la Cupola, lontana, e tutte le storie, tutte le vite alla cui ombra sono nate e vissute. Il libro di Borghini è anche un omaggio a chi non c’è più. Tante le foto: piazza della Signoria invasa dall’acqua torbida dell’Alluvione, la vetrina dell’emporio Duilio 48, il primo Grande magazzino di Firenze; il volto del sindaco La Pira. C’è il racconto di Marco Masini, nato in via Vittorio Emanuele, dove c’erano i passaggi a livello che oggi non ci sono più. C’è quello di Carlo Conti, cresciuto in piazza Tavanti. Ci sono i fratelli Briganti, quelli mitici, della trattoria di piazza Giorgini. Mille storie che s’intrecciano: una città è sempre troppo grande, per esplorarla tutta. Specialmente se è una città meravigli osa, con mille anime, con mille sfaccettature come Firenze.
CronacaCento storie per ricordare Firenze com’era