REDAZIONE CRONACA

Firenze, trovato morto un detenuto nel carcere di Sollicciano

Aveva la testa incastrata nella fessura usata per passare le vivande: è stata disposta l’autopsia per stabilire le cause della morte. Funaro: "Grande dispiacere"

Carcere (immagine di repertorio)

Firenze, 2 settembre 2021 - Un detenuto di 43 anni di nazionalità tunisina è stato trovato morto ieri sera nella cella nel carcere di Sollicciano, a Firenze, che occupava da solo. Si trovava nella sezione transito-isolamento. L’uomo sarebbe stato trovato con la testa incastrata nella fessura usata per passare le vivande. Al momento, secondo quanto appreso da fonti inquirenti, sarebbe escluso il coinvolgimento di altre persone nell'episodio. Il pm di turno, Giacomo Pestelli, ha disposto l'autopsia per stabilire le esatte cause della morte. Tra le ipotesi, quella che il 43enne, di origine tunisina, sia morto soffocato dopo essere rimasto con la testa incastrata nella fessura. Non è escluso che possa essersi trattato di un suicidio, o di un gesto dimostrativo finito in maniera tragica. Al vaglio degli investigatori anche le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza del carcere.

A dare comunicazione della morte dell’uomo, il segretario generale regionale della Uil-Pa Polizia Penitenziaria, Eleuterio Grieco, che spiega: “Le circostanze della morte non le conosciamo, ma rimane il fatto che ieri sera a Sollicciano oltre alla morte del detenuto un altro ha abbattuto nuovamente i muri della cella, per cui anche questo fatto pone sempre di più l’accento su di una struttura alquanto fragile visto quanto avvenuto l’11 luglio 202. La situazione è davvero drammatica a Sollicciano - prosegue Grieco -. Solo pochi giorni fa avevamo denunciato le sue ataviche criticità strutturali e gestionali. Ancora oggi manca il comandante e direttore titolare del carcere, per cui anche la gestione del sistema è labile sotto ogni punto di vista e nessuno assume le giuste e conseguenziali decisioni”. "Condividiamo le parole del sindaco di Firenze, Dario Nardella - aggiunge il segretario generale regionale della Uil-Pa Polizia Penitenziaria, Eleuterio Grieco - circa la necessità di riedificare un nuovo carcere, perché Sollicciano è una struttura non più funzionale alla gestione della detenzione, giuridicamente e costituzionalmente per cui qualsiasi progetto che si voglia fare impatterà sempre con il luogo che è inadeguato alla sua primaria funzione. Chiediamo alla politica regionale e fiorentina di essere ascoltati e ricevuti per dare il nostro apporto di idee per una detenzione dignitosa che contava, al 31 luglio 2021, 3.032 detenuti di cui 1.455 stranieri e 85 donne”.

Sara Funaro, assessore a Welfare: "Grande dispiacere"

“C’è grande dispiacere per la drammatica morte del detenuto. In questo momento di dolore siamo vicini alla sua famiglia, e in particolare alla sorella, alla direttrice della struttura e a tutto il personale”. Lo afferma l’assessore a Welfare Sara Funaro, commentando la notizia della scomparsa del 43enne nel carcere di Sollicciano. Morte, che porta ancora una volta a riflettere sulla difficile situazione e sulle numerose criticità anche a livello strutturale in cui si trova il penitenziario fiorentino. “Come diciamo da tempo con il sindaco Nardella, Sollicciano ha bisogno di essere ricostruito - afferma Funaro - per renderlo più funzionale e per garantire dignitose condizioni di vita ai detenuti e di lavoro a tutti coloro che vi operano. Nell’immediato però sono necessari interventi per affrontare le criticità esistenti. Serve un penitenziario all’altezza di una città come Firenze, che da sempre è città di accoglienza e integrazione”.

“Continueremo a impegnarci e a tenere alta l’attenzione sulla necessità di intervenire sulla struttura confrontandoci con il governo”, prosegue l’assessore. Che aggiunge: “La reclusione va intesa non come punizione, ma come rieducazione e il carcere deve essere un luogo di rinascita, di ripartenza, e non di dolore e sofferenza. Le persone devono uscire migliori rispetto a quando sono entrate”. “Per questo stiamo portando avanti progetti di recupero dei detenuti - conclude Funaro -, sia dentro che fuori il carcere. E’ dando loro opportunità per mettersi alla prova che si può diminuire il tasso di recidiva e offrire possibilità per condurre una vita diversa”.