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Fivizzano non dimentica. Il tributo di sangue più alto in nome della libertà

Cerimonia per gli 80 anni a ricordo dei caduti, dei deportati e degli invalidi. L’assessore regionale Bugliani: "Così si è passati dal buio alla luce".

Una giovane depone dei fiori al monumento ai Caduti di Fivizzano (Massa Carrara)

Una giovane depone dei fiori al monumento ai Caduti di Fivizzano (Massa Carrara)

FIVIZZANO (Massa Carrara)

Il silenzio solenne e un cielo azzurro, ricamato di rondini, per gli 80 anni della Liberazione. E’ in questo scenario che la commemorazione provinciale ha preso il via ieri in piazza della Libertà a Fivizzano, Massa Carrara, con l’omaggio al cippo che ricorda le 36 vittime del bombardamento del 13 luglio 1944 e a seguire la deposizione di una corona al monumento dei Caduti.

Un territorio che più di altri ha pagato con un altissimo tributo di sangue, come ha ricordato Gianni Lorenzetti, presidente della Provincia: "Festeggiare gli 80 anni della Liberazione a Fivizzano vuol dire farlo in un contesto speciale – ha esordito – Lo ricordano i nostri gonfaloni con quello provinciale che vale 10mila partigiani, 629 caduti in guerra, 1250 mutilati e invalidi, 795 vittime delle rappresaglie".

Gli ha fatto eco il consigliere regionale Giacomo Bugliani, che ha dato un taglio filosofico oltre che storico alla solenne ricorrenza: "La Liberazione rappresenta il passaggio da una stagione di buio a una di luce – ha detto – Non è solo una data con una dimensione storica, è soprattutto una questione morale. Celebriamo la liberazione come dimensione etica e personale, riaffermazione di valori di libertà, pace e eguaglianza contro l’odio e le negazioni. La Resistenza è una scelta di vita". "In questi luoghi la barbarie dell’umanità ha raggiunto il punto più basso – ha detto il Prefetto di Massa Carrara, Guido Aprea – Ma è sempre qui che, più che altrove, ci sono percorsi di condivisione, a partire dall’Anpi ma con tutte le associazioni e insieme alle scuole, che accrescono la consapevolezza dei giovani. Consapevolezza, così importante in un contesto come quello odierno dove avanza il pericoloso principio delle autocrazie, dittature mascherate da regime parlamentare, pseudo democratico. E’ quella la chiave di volta per far si che la lotta di liberazione continui a vivere in noi e nei giovani". Uno sguardo all’oggi anche dal presidente provinciale Anpi, Giancarlo Albori: "Sembra che si sia smarrito il pensiero e la capacità di produrre pace, disarmo. Fino a poco tempo fa queste parole sembravano lontanissime, adesso non è più così. E allora diventa davvero cruciale onorare quei combattenti che ci liberarono 80 anni fa".

L’orazione ufficiale e conclusiva è stata pronunciata da Agnese Pini, direttrice di Qn-La Nazione-Il Giorno-il Resto del Carlino, che ha definito il 25 aprile la "giornata più importante, la più irrinunciabile e fondante del nostro Paese e di tutto quello che siamo".

Irene Carlotta Cicora