Forte dei Marmi (Lucca), 4 agosto 2022 - Fabio Genovesi, 48 anni, fortemarmino di Vittoria Apuana, dieci anni fa celebrava con "un canto d’amore addolorato", il libro ’Morte dei Marmi’, la Versilia che c’era e quella che non c’era più. "E rispetto al 2012 – riflette lo scrittore – le cose non sono cambiate molto".
E’ una stagione vacanziera da boom...
"In Versilia si è creata una tempesta turistica perfetta. I russi non se ne sono andati, e sono tornati gli italiani che si sono trovati bene durante le estati del Covid".
Ma a lei l’arrembaggio da iperturismo non piace...
"Noto l’omologazione dilagante di mode e luoghi: un tempo la Versilia era una cosa, la Costa Smeralda o la Costa Azzura un’altra, adesso quando ci si fa un selfie bisogna scrivere sui social dove ci troviamo perché potremmo essere ovunque. I locali si assomigliano tutti, di botteghe autentiche dove andavo da bambino ne sono sopravvissute un paio. E al Forte i prezzi sono altissimi, d’agosto come a novembre".
Versilia specchio d’Italia?
"E anche di un certo tipo di mondo. Almeno dagli anni Sessanta. Qual’è la parola dominante al Forte? Esclusivo. Ristoranti e boutique esclusivi, aperitivi esclusivi, party esclusivi. Ma il significato di esclusivo è escludere: regna il culto dello chic, la ferocia dello spendere senza trattenere nulla. Molti turisti ricchissimi hanno anime poverissime".
Qual’è il marchio di fabbrica della Versilia, il certificato di un fascino intramontabile?
"Il tempo sospeso. Anche se le ferie non durano più tre mesi come un tempo, si arriva qui e tutto diventa più tranquillo, i sabati e le domeniche somigliano agli altri giorni, e viceversa...".
Il suo desiderio per la Versilia...
"Vorrei smettessero di distruggere il verde per costruire ancora. Abbattere altri alberi per fare altre case e altre strade è incomprensibile".