Bibbiena (Arezzo), 11 gennaio 2024 – Non stanno con i frati a zappar l’orto. Anzi: sono pronti a dar battaglia contro l’Ordine domenicano che li vuole pensionare, mandandoli via dal santuario di Bibbiena che hanno gestito per anni. "Da qui non ci muoviamo, chiamino i carabinieri", dice con voce perentoria padre Giovanni Serrotti, 87 anni che con il fratello Giuseppe di 90, non vuole lasciare il santuario casentinese di Santa Maria del Sasso, di cui sono stati il rettore e il vice rettore.
Adesso i domenicani hanno però deciso di trasferirlo, insieme al fratello maggiore, in una casa di riposo dell’Ordine a Fiesole: "È un posto dove si va soltanto a morire, io e mio fratello siamo presenti a noi stessi e in buone condizioni fisiche. Vogliamo dare una mano a chi è arrivato al posto nostro nel delicato passaggio di consegne per la gestione del santuario".
I due fratelli sono molto amati dalla comunità casentinese. Una petizione ha raccolto mille firme: "Siamo sgomenti dalla decisione di un avvicendamento così repentino. Padre Giuseppe e Padre Giovanni hanno dedicato tutta la loro vita alla completa dedizione alla Madonna, che qui è apparsa, infondendo la loro fede e il loro spirito religioso in tutti i fedeli. Riteniamo giusto e naturale un avvicendamento nella conduzione del Santuario ma ciò non implica che i reverendi padri siano trasferiti". Alcuni fedeli si sono spinti persino a offrire la loro disponibilità "nel provvedere, al momento del bisogno, alla loro assistenza domiciliare".
Giovanni Serrotti ad Arezzo è anche molto noto come giornalista, per diversi anni è apparso sugli schermi di Telesandomenico: era il direttore di un’emittente legata prima alla basilica dove è conservato uno dei più bei crocifissi di Cimabue e oggi gestita direttamente dalla diocesi. Padre Giovanni è stato anche assistente spirituale del poliziotto Luigi Spaccarotella che l’11 novembre 2007 uccise con un colpo di pistola fra le due aree di servizio di Badia al Pino, in A1, il tifoso della Lazio Gabriele Sandri.
Padre Giovanni Serrotti, “l’ordine di sfratto” vi è già arrivato. Ma voi, per ora, non avete intenzione di obbedire.
"Dovremmo già essere a Fiesole ma come abbiamo ripetuto in questi giorni di qui non ci muoviamo. È una scelta che non condividiamo e faremo di tutto per contrastare".
La consolazione è che non siete soli nella vostra battaglia. Dalla vostra parte si è schierato anche il sindaco di Bibbiena Filippo Vagnoli: «Riteniamo che sia giusto ascoltare e accogliere le loro volontà, soprattutto alla luce delle tantissime cose che hanno fatto per il nostro territorio», ha scritto. Si può aprire uno spiraglio?
"Non sta a noi rispondere, naturalmente. La petizione dei fedeli chiede di affidarci il ruolo di custodi del santuario. Non vogliamo essere ingombranti ma semplicemente di auto nei confronti dei tre confratelli che sono arrivati al nostro posto. Finché ce la faremo con la salute vorremmo rimanere nel nostro santuario, dando una mano nella gestione grazie alla nostra lunga esperienza".
Segnali distensivi dall’Ordine, però, ancora non sono arrivati...
"L’importante è che stiamo ancora bene, in grado di svolgere le nostre mansioni. Il mio fratello novantenne ha un problema alla gamba, ma per il resto è assolutamente lucido come me: perché trasferirci in una casa di riposo?".
E se la decisione fosse portata comunque in fondo?
"Non potrei far altro che andare a vivere da mia sorella a Prato ma sarebbe una scelta immotivata che mi auguro l’Ordine voglia ritirare".