Firenze, 5 luglio 2020 - La ferma intenzione del governatore Enrico Rossi di procedere con una gara unica per assegnare il contratto che avrebbe dato al vincitore il controllo dell’intero sistema di trasporti pubblici; il dibattito interno al Partito democratico; le considerazioni di funzionari regionali. Questo e altro nelle intercettazioni confluite nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Firenze sulla gara da quattro miliardi di euro al centro delle valutazioni dei magistrati dopo un esposto del consorzio sconfitto, Mobit.
Del nodo del lotto unico per il trasporto pubblico locale, aggiudicato ai “francesi“ di Autolinee Toscane, se ne parlava già quasi dieci anni fa. Ed è per questo che agli atti dell’inchiesta, nata da un esposto del consorzio sconfitto, Mobit, che vede tra i sette indagati anche il governatore Enrico Rossi, sono finite le conversazioni intercettate nell’ambito di due indagini che avevano tutt’altro oggetto rispetto alla gara del valore di quasi 4 miliardi di euro, oggi nel mirino.
Nel 2011, infatti, la Guardia di Finanza aveva infilato una cimice nell’ufficio dell’allora assessore alle infrastrutture Riccardo Conti, deceduto nel 2017 a soli 66 anni. Due le conversazioni finite nelle informative. La prima: Conti commenta, negativamente, con il funzionario della Regione Saverio Montella (estraneo all’attuale inchiesta) la scelta di un lotto unico per il Tpl toscano, riconducendola alla ferma posizione di Rossi. "Ma ricontrattare il prolungamento e far una gara nel 2015 per benino, non era meglio?", chiede Conti che chiosa "Se ho capito bene è partito da una sparata del Rossi che disse: “Gara unica, azienda unica“".
Quella stessa estate dall’ufficio di Conti passa anche Valerio Vannetti, ex responsabile dei trasporti del Pd, che riferisce all’assessore di un incontro tra il governatore e Ratp, a cui era presente. "“Ma voi avete mai considerato l’ipotesi di presentarvi da soli?“ gli faceva (Rossi, Ndr) a Ratp“". "Tant’è vero – racconta ancora Vannetti – che poi Lombardi – rappresentante Ratp – alla fine mi disse: “Valerio, il presidente mi ha chiesto di fare una mossa, io mi sgancio dal protocollo d’intenti (documento sottoscritto da alcune aziende di trasporto, tra cui l’Ataf, per partecipare insieme alla gara, Ndr)". Vannetti interpreta anche l’idea del governatore: "Quindi l’intenzione di Rossi è dire: Ratp si presenta alla gara, cerca di vincerla, prende tutti i dipendenti ma si leva di torno tutte le aziende così come sono e i Comuni. Tak".
Ma l’orecchio dei finanzieri s’imbatte nella gara Tpl anche ascoltando le conversazioni del professore Giovanni Liberatore, “bersaglio“ di intercettazioni di un procedimento del 2014 anch’esso estraneo al Tpl. Liberatore (totalmente estraneo all’inchiesta) è il consulente nominato dal Tar in seguito al ricorso di Mobit sulla prima assegnazione ad Autolinee del marzo 2016. Ci sarà infatti una nuova presentazione dei Pef (piano economico finanziario) da parte dei due concorrenti e, tra l’ottobre del 2016 e l’aprile del 2017, emergono perplessità in ordine alla forma del leasing con cui i partecipanti alla gara acquisiranno e riscatteranno i mezzi di trasporto. "La domanda legittima che noi ci facciamo – dice Riccardo Buffoni, funzionario Regione responsabile della gara, uno dei 7 indagati, al telefono con Liberatore – non è, come dire, trasformare arbitrariamente come commissione il leasing operativo in leasing finanziario, ma chiederci se un leasing operativo in questo caso è qualcosa di tra virgolette ammissibile barra sostenibile". © RIPRODUZIONE RISERVATA