
Giada Belatti, 18 anni, con il padre, la madre e il fratello (Foto Nizza)
Massa, 23 giugno 2023 – La vita ha esagerato con lei. Cinque ore sotto i ferri per il primo intervento salvavita all’ospedale Sant’Andrea di Spezia, poi il coma farmacologico indotto, la lotta per sopravvivere combattuta con ogni singola cellula del suo corpo dopo essere stata ‘tradita’ da chi amava.
Gravissime le lesioni ai muscoli e alla parte ossea della gamba destra, dal piede fino a sotto il gluteo, i tessuti molli completamente maciullati, il nervo sciatico tagliato nettamente nella parte alta e fratture multiple al femore provocate dall’elica del gommone su cui fino a un attimo prima stava viaggiando insieme agli amici.
E poi oltre 20 interventi di chirurgia plastica ricostruttiva vascolare sostenuti nell’arco di 4 mesi al Niguarda di Milano. Anche l’ospedale Rizzoli di Bologna si è occupato di lei con consulti di livello mondiale: con i thailandesi numeri uno nel trattamento dei nervi, con gli americani del General Hospital di Boston, con il luminare Pedro Cavadas di Valencia. Tutto questo a 17 anni di età, quando si dovrebbe pensare a costruirsi una vita, non a lottare per salvarsela.
La storia della massese Giada Belatti, oggi maggiorenne, studentessa modello dell’istituto Salvetti, tanta voglia di tornare a far parte del gruppo di nuoto sincronizzato di Carrara, descrive una giovane incredibilmente forte e determinata nel non mollare. Lo ha dimostrato da quando la sua vita è cambiata all’improvviso, il 2 agosto del 2022. Giada ricorda benissimo quel giorno.
Insieme a due amici e al fidanzato maggiorenne aveva scelto di passare una giornata in mare, su un gommone noleggiato a Marina di Carrara. Il tempo splendido, il mare una tavola. Dopo aver trascorso momenti felici tra un tuffo e un selfie nella baia di Fiascherino, il gruppo decide di raggiungere Portovenere. Ma durante il tragitto succede l’impensabile: Giada, sdraiata all’interno del gommone, è vittima di un incidente. Cade in acqua. Devastante l’impatto con l’elica. Miracolosamente sopravvive, ma riporta lesioni gravissime. Resta comunque vigile e cosciente fino all’arrivo dei soccorsi.
Sull’incidente indaga la Capitaneria di porto su delega della Procura di Spezia, che apre un fascicolo per lesioni gravissime. I tre ragazzi che viaggiavano con Giada, interrogati su quanto successo, raccontano la stessa versione dei fatti: l’impatto del gommone con un’onda anomala è stato la causa dell’incidente. Il pm chiede e ottiene l’archiviazione del caso.
Ma la versione di Giada, al risveglio dal coma, è molto diversa: davanti ai medici della Rianimazione del Niguarda inizia a raccontare i dettagli all’origine della tragedia.
I genitori le credono e provano a vederci chiaro. Il padre Guglielmo inizia a raccogliere informazioni utili a sostenere la versione della figlia. Ma nonostante i ripetuti appelli a raccontare tutta la verità, rivolti a chi si trovava a bordo del gommone, nessuno cambia la versione dei fatti. I genitori di Giada non si arrendono, raccolgono altre prove, che oggi definiscono «importantissime», riuscendo a fare riaprire il caso e denunciando chi era sul gommone per falsa testimonianza. «E’ stata una sterzata, una virata improvvisa, per una bravata di chi si trovava dietro la console di guida ad alta velocità, a fare sbalzare Giada fuori bordo», accusa il padre.
«E’ ora che mia figlia abbia giustizia. Siamo fiduciosi che le indagini possano ora fare piena luce sulla vicenda. Chi ha mentito pagherà le giuste conseguenze e si assumerà tutte le responsabilità. Giada resterà in queste condizioni per il resto della sua vita, ma siamo grati a Dio e a tutti i medici che sia viva. Oggi sta portando avanti con enormi sacrifici e forza di volontà una dura battaglia per evitare l’incubo concreto dell’amputazione».