PATRIZIA LUCIGNANI
Cronaca

Il giallo degli otto cavalli morti. Uccisi da un veleno sconosciuto

Volterra, al Centro di recupero Ihp continua il mistero

Cavalli

Firenze, 11 aprile 2019 - Il caso è davvero strano: otto cavalli morti avvelenati senza - per ora - un perché. Sulle pagine del nostro giornale abbiamo scritto varie volte di queste morti misteriose avvenuta nel Centro di recupero Ihp Italian Horse Protection a Volterra (Pisa). Tutto è cominciato lo scorso 31 dicembre. Da allora il ‘giallo’ non è ancora stato risolto.

Ripercorriamo la vicenda con Sonny Richichi, presidente di Italian Horse Protection onlus. «Tra il 28 e il 29 dicembre dello scorso anno abbiamo trasferito i cavalli dalla vecchia sede di Montaione (Firenze) alla nuova di Volterra (Pisa) - racconta - . La mattina del 31 dicembre muore improvvisamente un cavallo. Il 1 gennaio primo pomeriggio muoiono due cavalli; il 2 gennaio mattina muore un altro cavallo. E il 3 gennaio muoiono quattro cavalli, tra la tarda mattinata e metà pomeriggio. In tutto 8 cavalli morti improvvisamente».

«Erano sani, non particolarmente anziani - precisa Richichi - nessuna recente patologia, nessun sintomo prima della morte: quattro di loro sono stati visti andare giù improvvisamente e morire tra spasmi nel giro di pochissimi minuti. Altri quattro sono stati ritrovati già morti, ma senza segni di movimenti strani sul terreno (come quando raspano con le gambe, in preda a dolori prolungati…tipicamente in caso di colica) e comunque tutti erano stati controllati un paio d’ore prima e stavano benissimo. Gli otto cavalli stavano in pascolo esattamente come gli altri cinquanta, nessuno dei quali ha avuto il benché minimo malessere, né in quei giorni né dopo. Già la sera del 1 gennaio, dopo le prime morti, abbiamo allertato Asl e Carabinieri Forestali, che sono venuti la mattina del 2 gennaio».

A quel punto sono scattati i controlli sanitari. «Sei degli otto cavalli - ricorda Richichi - sono stati inviati per le autopsie in due laboratori: all’Università di Bologna e all’Istituto Zooprofilattico di Bologna. Dopo i primi accertamenti è emerso solamente che gli animali non sono morti né per cause virali né per cause batteriche, ma bensì che sono stati avvelenati da qualche sostanza, che però a tutt’oggi non è stata individuata».

A questi laboratori si è aggiunto poi l’Istituto Zooprofilattico di Pisa, che sta eseguendo analisi e ricerche sui reperti di alcuni dei cavalli morti a gennaio e che erano stati congelati a Bologna. Al momento però ancora non si conosce la sostanza che ha ucciso i poveri animali. Non è possibile dire con certezza se si sia trattato di intossicazione per qualcosa ingerita nel pascolo o se sia stato un avvelenamento intenzionale. All’Istituto Zooprofilattico di Pisa sono state fatte due riunione con la Onlus Ihp, la Asl, la Regione, Arpat e i carabinieri forestali: una l’otto marzo, l’altra il 27 marzo. Adesso saranno fatte uteriori indagini.

Nel frattempo, il 19 marzo, Italian Horse Protection ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Pisa (che già aveva aperto un fascicolo sulla misteriosa morte dei cavalli) «per raccontare tutti i particolari di questa vicenda, ricostruita passo passo anche grazie alle testimonianze di chi, a vario titolo, ha vissuto gli accadimenti o ci ha dato informazioni» , dice Richichi, che mette in luce la situazione di disagio: «Dal 3 gennaio l’Associazione è costretta a una gestione emergenziale e oltremodo difficile per lo staff e per gli animali, determinata dalla paura di rimetterli in pascolo e di usare la normale acqua di abbeveraggio: abbiamo infatti deciso di chiuderli la notte in due capannoni e di metterli furi di giorno ma non in pascolo, bensì in piccoli recinti. Questa situazione, oltre a essere di estremo disagio per animali abituati a vivere liberi 24 ore su 24, sta assorbendo tutte le nostre risorse, con conseguenze pesanti sulla missione stessa dell’Associazionen. Questa gestione inoltre causa danni economici: non potendo usufruire di decine di ettari di pascolo e non potendo usare la normale acqua di abbeveraggio, siamo costretti a somministrare fieno e mangimi e acqua dell’acquedotto». Adesso non resta che attendere e sperare che si riesca a fare luce al più presto su questa inquietante vicenda.