Firenze, 4 febbraio 2025 – C’è anche una laureata a Firenze tra i 3 giovani promettenti oncologi vincitori delle borse del programma di Fellowship post-dottorato 'Gianni Bonadonna’ 2024, promosso dalla Fondazione Gianni Bonadonna, con il Gruppo Prada come supporting partner, e la scuola europea di oncologia.
Determinazione e obiettivi chiari
Determinazione, talento e un obiettivo chiaro: migliorare la lotta al cancro attraverso terapie sempre più personalizzate e su misura per i pazienti. Con questo spirito, Marianna Palazzo, Luca Boscolo Bielo e Federica Pecci si preparano a partire per un anno all'estero nei maggiori istituti oncologici internazionali dove porteranno avanti progetti di ricerca innovativi, perché proprio la ricerca è «il motore che muove tutto».
Collaborazione internazionale per un progresso decisivo
L'annuncio dei tre vincitori è arrivato oggi, in occasione della Giornata mondiale contro il cancro. Si tratta di tre giovani 'cervelli’ che credono nelle potenzialità delle collaborazioni internazionali e del fare squadra per dare una spinta decisiva alla ricerca in oncologia. E che all'Italia, per poter competere, chiedono «più fondi e meno burocrazia».
Progetti di ricerca: Marianna Palazzo
Marianna, 30 anni di Assisi, ha completato la specializzazione in Ematologia presso l'Università di Firenze. Adesso la attende un anno al Dana-Farber Cancer Institute di Boston: «Il mio progetto di ricerca si concentra sui linfomi aggressivi e si propone di definire le caratteristiche genetiche dei linfomi diffusi extranodali, cioè che colpiscono organi diversi dai linfonodi e che hanno una prognosi sfavorevole. Il fine - afferma - è scoprire nuovi specifici bersagli di terapia». Come aggettivo, sceglie «coraggiosa», perché «fare ricerca è anche mettersi in gioco e rischiare». Marianna spera poi di rientrare in Italia, ma «l'estero è più competitivo e attraente, quindi il mio invito alle istituzioni italiane è di investire di più sui giovani e la ricerca. Sarebbe bello poter avere da noi le stesse opportunità offerte negli altri Paesi».
Progetti di ricerca: Luca Boscolo Bielo
Luca, 31 anni, è invece di Bolzano e si sta specializzando in oncologia presso l'Istituto Europeo di Oncologia e l'Università di Milano. Condurrà il suo progetto di ricerca sul tumore al seno metastatico con una particolare mutazione genica (Esr1) al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. L'obiettivo, spiega, è quello di identificare le pazienti che hanno la maggiore probabilità di beneficiare di trattamenti mirati, svelando meccanismi di resistenza ancora poco definiti per ottimizzare le strategie di trattamento e migliorare i risultati clinici. Due, afferma, gli obiettivi cruciali nella lotta al cancro: «Affinare sempre maggiori strategie di screening per la diagnosi precoce e, nel caso di malattia metastatica, cronicizzare sempre di più la neoplasia, per vivere sempre più a lungo in condizioni ottimali». «Stabilire connessioni e lavorare creando una rete è fondamentale - afferma - per il resto, vorrei lavorare in futuro in Italia ma dipenderà da vari fattori». «Perseverante» è l'aggettivo che più lo definisce, «perché se mi pongo un obiettivo, vado avanti finché non lo raggiungo».
Progetti di ricerca: Federica Pecci
L'aggettivo scelto da Federica - 33 anni di Rapagnano (Fermo) e laureatasi ad Ancona - è invece «curiosa», perché «per me scoprire e conoscere facendo ricerca è una parte fondamentale». Oncologa all'Università di Parma, svilupperà il suo progetto di ricerca sul tumore al polmone non a piccole cellule al Dana-Farber Cancer Institute. Dunque, anche lei partirà per Boston. «L'obiettivo è identificare i profili molecolari di questa neoplasia in stadio precoce per individuare quali pazienti possono meglio rispondere alle terapie pre e post operatorie e come potenziare i trattamenti sui pazienti resistenti in un'ottica di personalizzazione delle terapie».
Tutti e tre, infine, citano anche un'altra parola che li caratterizza: 'sacrificio’. La vita personale si concilia a volte con difficoltà con il lavoro di ricerca, tuttavia, assicurano, «quando c'è la volontà tutto è possibile, ma a patto di essere disposti a sacrificarsi un po’».