Prato, 19 novembre 2023 – Elisa Amato aveva 29 anni, volontaria alla Pubblica Assistenza, commessa in un negozio di Firenze. Il 26 maggio 2018 la sua vita è finita nell’abitacolo di una macchina, uccisa a colpi di pistola dall’ex fidanzato Federico Zini, 25 anni, che poi si è tolto la vita. Le ha sparato tre volte: il primo colpo sull’avambraccio destro, il secondo (quello mortale) ha perforato il polmone sinistro e cuore, il terzo il fegato. Entrambi i corpi furono ritrovati senza vita l’indomani mattina della tragedia nel parcheggio del campo sportivo di San Miniato, città nella quale il giovane omicida viveva coi genitori e col fratello. Non sono ore facili per Elena Amato, sorella della vittima.
Elena Amato cosa prova?
"Effettivamente la storia di Giulia Cecchettin mi ha particolarmente colpita, ci sono tante similitudini con quanto accaduto a mia sorella. La situazione è esattamente la stessa, noi abbiamo avuto la fortuna, anche se non è un termine appropriato, di vivere l’angoscia dell’attesa che è estenuante, solo per poche ore, cosa che non è capitata ai familiari di Giulia".
Sono passati cinque anni e c’è ancora una giovane donna uccisa. Cosa non va?
"È accaduto di nuovo lo stesso copione di Elisa a Giulia, continuano a esserci una miriade di vittime simili, quello che posso dire è che c’è da lavorare su quella che è l’informazione e la formazione".
Si spieghi.
"In questa settimana ho notato come di continuo si è cercato di far uscire il probabile omicida, come un bravo ragazzo. Il carnefice a cui viene tolta la responsabilità: ho sentito che non sarebbe stato possibile, che lui era così tranquillo e Giulia una ragazza troppo ingenua. Troppe volte si dà parte di responsabilità alla vittima".
Arrivano messaggi sbagliati?
"Se vogliamo educare i giovani bisogna iniziare a parlare dando il peso delle responsabilità e il giusto nome alle cose, chiamarle per quello che sono realmente".
Quindi manca un’educazione all’uso delle parole?
"Parlare senza usare il modo giusto di comunicare non serve a nessuno. Dobbiamo aiutare le ragazze e i ragazzi a capire, li dobbiamo formare, aiutare le giovani a comprendere i segnali per non cadere in situazioni di questo tipo. Non dare giustificazioni".
Lei oggi è impegnata nella violenza contro le donne?
"Parlo ai giovani, facciamo iniziative insieme all’associazione La Nara di Prato".
Dopo una così grande tragedia come si va avanti?
"Io non sono più la stessa persona dopo la morte di mia sorella. Si va avanti, ma non si supera assolutamente, s’impara solo a convivere con il dolore".