Firenze, 20 novembre 2023 – “Se domani tocca a me voglio essere l’ultima". Un cartello appeso a un muro, in via Pietrapiana, in pieno centro a Firenze, ci ricorda che no, Giulia Cecchettin non è stata l’ultima. Ma dovrebbe esserlo. Una manciata di parole ripresa dal locale collettivo "Non Una Di Meno" è l’ultimo verso di una poesia del 2011 dell’autrice peruviana Cristina Torres Cáceres, rilanciata già sabato da Elena Cecchettin, la sorella della vittima, e diventata virale sui social.
Dai muri di Firenze alle strade di Padova, Treviso, Brescia, Lucca e altre città italiane si è trasformata nello slogan dei presidi organizzati dalla community di attiviste già il giorno dopo il ritrovamento del corpo della 22enne di Vigonovo uccisa a coltellate e gettata in un canalone dall’ex fidanzato, Filippo Turetta. Una sorta di liturgia laica collettiva per dire addio alla ragazza, ma soprattutto per dire basta alla violenza di genere, perché la sua morte sia un monito a tutte e tutti per far sì che quella rabbia, quel dolore, quella vergogna e anche quel senso di impotenza davanti a un fenomeno che non sembra avere fine, siano la benzina che alimenta il motore del cambiamento. Un cambiamento vero, necessario.
“Siamo qui per Giulia, perché lei non è più tornata a casa – dicono le attiviste – non si tratta di raptus, di gelosia, di problemi di coppia, non era “un bravo ragazzo che le faceva i biscotti”. È oppressione patriarcale". E ancora: "Non dobbiamo essere protette, dobbiamo avere voce, essere protagoniste e smetterla di spiegarvi come non farci del male. Iniziamo dalle scuole: educatevi".
E ancora, nei post che circolano in queste ore si leggono frasi come: "Se toccano una rispondiamo tutte" o ancora "È stato il vostro bravo ragazzo" e "Lo sapevamo già tutte". Perché la speranza di trovare viva Giulia si era affievolita fin dalle prime ore dopo la scomparsa. Perché domani la stessa sorte potrebbe toccare a un’amica, a una sorella, a una figlia. A noi stesse, a un’altra donna. Allora alla cultura distruttiva della violenza, degli stupri, dei femminicidi, Non Una Di Meno, e con loro migliaia di persone che hanno aderito ai flashmob pacifisti – ma ‘arrabbiati’, perché è proprio questo sentimento a prevalere –, risponde con la cultura costruttiva dell’educazione, dell’unione, della rivendicazione di un diritto alla vita e alla libertà che ancora troppo spesso viene negato alle donne. E invita, usando ancora le parole della poesia alla grande manifestazione in programma il 25 novembre a Roma e a Messina per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. "Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto".