Firenze, 12 marzo 2022 - «Lo stabilimento Gkn Firenze è un monumento di resistenza operaia ma oggi è anche un monumento di viltà della politica industriale. Saremmo potuti ripartire come fabbrica dell’automotive se lo Stato fosse intervenuto su Stellantis o ci avesse riconvertito in un polo pubblico della mobilità sostenibile". Così Dario Salvetti, delegato Rsu ex Gkn. Ora l’azienda di di Campi è diventata Qf Spa dell’imprenditore Francesco Borgomeo che l’ha rilevata dalla vecchia Gkn Driveline Firenze per reindustrializzarla: la parte principale della futura produzione dovrebbe essere quella relativa ai macchinari per l’industria farmaceutica, assieme ad altre linee e produzioni. Entro la fine di marzo, come stabilito dall’accordo-quadro sottoscritto al Mise, l’attuale proprietà presenterà il piano "ma questo territorio e il Collettivo di Fabbrica non attenderanno passivamente l’esito della reindustrializzazione".
E, infatti, ieri mattina, i lavoratori hanno presentato il loro piano di riconversione dello stabilimento, elaborato dal Collettivo di Fabbrica in collaborazione con una rete di economisti della Scuola Superiore Sant’Anna e di ricercatori di altre università. Un piano che prevede tre scenari: componenti meccanici (non solo semiassi, prodotto storico dello stabilimento) per il trasporto pubblico locale verde, componentistica per la filiera dell’idrogeno verde e /o di impianti fotovoltaici e, infine, sistemi di robotica collaborativa e sensoristica. I vari scenari sono contraddistinti dal ruolo di Invitalia come garante dell’interesse pubblico e da quello del centro di competenza Artes 4.0 come soggetto interlocutore per favorire la formazione della forza lavoro, il trasferimento tecnologico e l’adozione di macchinari e tecnologie 4.0.
«Il piano innescherebbe una trasformazione del tessuto produttivo toscano – spiega Andrea Roventini, docente di Economia alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – costruendo filiere produttive nei settori chiave delle energie rinnovabili e della mobilità pubblica sostenibile, in linea con gli obiettivi e i fondi del Pnrr". Artes (la cui sede è a Pontedera) giocherebbe a sua volta un ruolo chiave "anche nella costituzione, all’interno del sito campigiano, di un distretto della conoscenza che veda lo sviluppo di una relazione virtuosa e non subalterna tra fabbrica e università" dice Lorenzo Cresti, dottorando di ricerca al Sant’Anna. Il documento delle tute blu prevede, poi, un ulteriore livello da integrare: la costituzione di una relazione fabbrica-università, ossia un polo di formazione – che potrebbe avere sede nella palazzina Nord dello stabilimento – che sia volto a incubare e sviluppare nuove competenze.