ANDREA MUCCI
Cronaca

Gli effetti psicologici del Covid e l’importanza dei servizi alla persona svolti dal CARe

Ne abbiamo parlato con Matteo Meloni, coordinatore del ‘Centro di ascolto della Regione Toscana’

L'equipe del CARe ('Centro di Ascolto Regione Toscana')

Firenze, 24 dicembre 2020 – La pandemia da Coronavirus ha imposto maggiori servizi alla persona mostrando come accanto all’encomiabile ‘battaglia’ sul fronte medico fosse necessario condurre quella per il benessere psichico, per fronteggiare le tante problematiche che si sono manifestate a una popolazione sempre più in difficoltà e spesso disorientata. A tal proposito, il coordinatore del ‘Centro di ascolto della Regione Toscana’ ci presenta e ci fa conoscere gli importanti servizi svolti dal centro a disposizione dei cittadini e delle famiglie di tutto il nostro territorio. A chi si rivolge il vostro Centro e che tipo di servizi offre?

“Il Centro di Ascolto Regionale (CARe) è rivolto a cittadini, pazienti, familiari ed operatori negli ambiti dell’oncologia, delle malattie rare, del gioco d’azzardo, del benessere psicologico in gravidanza e nel post partum, nel campo dell’informazione e orientamento sulle campagne sanitarie, vaccinazioni, liste d’attesa e chirurgiche. In aggiunta, in questo difficile periodo di emergenza sanitaria, sta dando il proprio contributo offrendo informazioni e supporto psicologico a pazienti positivi al Covid-19, in quarantena o isolamento fiduciario, e ai loro familiari. Ognuno di questi importanti servizi ha un numero telefonico dedicato, a cui risponde un team di operatori esperti composto da psicologi-psicoterapeuti e operatori amministrativi” Come vivete attualmente l’emergenza Covid: quali le problematiche sollevate dagli utenti e quali le attività svolte e le strategie adottate dal servizio in un momento come questo? “Sono tanti i quesiti che le persone rivolgono al nostro servizio, certamente in questi mesi tanta è stata la preoccupazione - per chi già era affetto da patologie di varia natura - di non poter riuscire a curarsi con quella regolarità e sicurezza che il Covid-19 ha, purtroppo, spesso sospeso; e poi il desiderio di confrontarsi sulla scelta del Centro di cura, soprattutto per quanto riguarda le malattie rare, e il bisogno di trovare uno spazio di condivisione e contenimento di tutte quelle paure ed emozioni che il Covid ha sollevato nella maggior parte di noi: isolamento, paura del contagio, preoccupazione per i nostri cari, senso di impotenza, ma anche la voglia di essere di aiuto e risollevarsi da questo periodo così duro. Il nostro lavoro è reso possibile dalla stretta e preziosa collaborazione con la rete degli operatori sanitari diffusa in ogni territorio ed ospedale della nostra Regione, collaborazione che è quotidiana e attivabile in base alle esigenze della persona che si rivolge a noi” In quest’emergenza, quale cambio di comportamento avete avvertito nei cittadini toscani?

“Soprattutto nei primi mesi abbiamo notato che la spinta alla paura poteva rischiare di portare molte persone a soccombere allo sconforto, alla rabbia, o potesse spingerle a non curarsi più, a lasciarsi andare; ma il cittadino toscano ha grinta, ha saputo adattarsi alle limitazioni e alle difficoltà, e attraverso il nostro servizio ha ricominciato ad esprimere la forte volontà di prendersi cura di sé, partecipando attivamente al proprio percorso di cura” A seguito del nuovo Dpcm del Governo il vostro Centro ha dovuto adottare specifiche misure di prevenzione? Quali?

“Essendo il nostro un servizio che si interfaccia al cittadino attraverso i canali telefonico e email, la misura di sicurezza che abbiamo dovuto adottare è stata quella di “separare” il team di operatori, dividendoci fra uffici e postazioni smart working al proprio domicilio; questo non credo abbia impattato sulla qualità dell’offerta alla persona che si rivolge a noi, ma ha certamente richiesto una dose di impegno in più fra gli operatori stessi, che hanno escogitato modalità alternative, in videoconferenza, per continuare a gestire i casi con la consueta sinergia, soprattutto quelli più difficili e complessi, continuando a dare e ricevere supervisione ai colleghi, per far sì che la qualità del nostro lavoro sia sempre di alto livello”