ILARIA ULIVELLI
Cronaca

Gli specializzandi della sanità. "I giovani medici sono sfruttati. Così cresce il malessere in corsia"

Questionario sulla qualità delle scuole all’interno delle strutture universitarie-ospedaliere: quanti problemi

Medici

Firenze, 30 ottobre 2023 – Lo scenario è da pianto greco. I giovani medici disertano le scuole di specializzazione dove c’è maggior carenza di specialisti, dalla medicina d’emergenza urgenza alle chirurgie generale e toracica, dalla genetica medica alla radioterapia, farmacologia e tossicologia clinica, medicina del lavoro, medicina e cure palliative, patologia clinica. I dati delle iscrizioni resi noti dal ministero dell’Università ed elaborati da Als (Associazione liberi specializzandi) e Anaao Giovani offrono uno spaccato desolante. E un futuro più che opaco grigio scuro. In Toscana su un totale di 120 scuole di specializzazione, distribuite nelle tre Università (Firenze, Siena e Pisa) addirittura 10 non hanno avuto neppure un iscritto per i 50 posti banditi, 4 su 29 scuole in Umbria hanno totalizzato il 100% di diserzioni.

Le mancate iscrizioni superano l’80% in 6 scuole di specializzazione a Firenze, in 4 a Pisa e in 11 a Siena e a Perugia. I motivi della fuga di medici dalle specialità più faticose e meno remunerative sono rintracciabili negli stessi questionari ministeriali somministrati agli specializzandi nel 2023 per la valutazione delle scuole di specializzazione nel 2022 per la prima volta resi pubblici. E anche questi elaborati da Als e Anaao Giovani.

«I medici specializzandi sono mal pagati, sfruttati e costretti a pagare affitti altissimi. A loro in Toscana un pasto alla mensa costa come chi rientra nella fascia Isee più alta – commenta il segretario toscano dei medici ospedalieri Anaao, Gerardo Anastasio –. Questa impietosa fotografia della condizione degli specializzandi non deve far meravigliare se circa il 38% delle borse complessive a livello nazionale non sia stato assegnato, con picchi che raggiungono quasi il 76% nell’emergenza urgenza (nel 2022 erano il 61%). In Toscana addirittura non risultano assegnate il 93% delle borse a Siena, l’83% a Firenze e il 60% a Pisa".

Ma quelli che frequentano le scuole sono soddisfatti? E si sentono preparati per affrontare la professione? Il 30% dei giovani medici toscani, nelle risposte al questionario, dichiara che durante la formazione non è presente il tutor, il 57% rivela di lavorare ben oltre l’orario massimo previsto (nel 38% su richiesta diretta dei superiori), solo il 54% è soddisfatto e sostiene che si iscriverebbe di nuovo alla scuola che sta frequentando.

I dati di soddisfazione non mostrano differenze significative tra le tre università toscane. Nel complesso solo il 23% delle scuole riceve dagli specializzandi voti superiori alla media nazionale, il 46% è nella media, il 25% risulta al di sotto. 37 scuole su 120 registrano dati di soddisfazione inferiori alla media nazionale nella specifica disciplina. Per quanto riguarda la preparazione, il 20% degli specilizzandi toscani dichiara di sentirsi sopra la media nazionale, il 45% nella media e il 27% al di sotto (34 scuole su 120).

Davanti all’evidenza di questi dati cosa si può fare? "E’ necessario mettere mano a una profonda riforma del sistema di formazione medica post laurea, archiviando l’impianto attuale – dice Anastasio – Bisogna istituire i “learning hospital” con specializzandi che hanno i diritti e i doveri dei dirigenti medici in un contratto incardinato, con retribuzione e responsabilità crescenti". Questa soluzione non comporterebbe un aumento di spesa perché consentirebbe di abolire la figura dei gettonisti (che però non riguarda la Toscana, almeno per ora) e soprattutto permetterebbe di recuperare centinaia di milioni di euro di contratti di formazione non assegnati che non si sa che fine facciano.

«Nel mondo accademico si ripete che la formazione italiana è la migliore d’Europa, che i giovani medici pensano solo ai soldi, che sono fannulloni e che dovrebbero essere contenti di lavorare per 1.300 euro netti al mese visto che ai loro tempi si lavorava gratis – incalza il sindacalista Anastasio – Nel frattempo più di mille giovani medici ogni anno fuggono all’estero: se non si agisce subito, in assenza di anatomopatologi, chirurghi e radio terapisti, per curare un tumore ci si dovrà rivolgere ai privati o emigrare".