LISA CIARDI
Cronaca

Gucci École de l’Amour: diplomati (e subito assunti) i primi dieci ragazzi

La consegna degli attestati, la visita all'interno dell'azienda e l'incontro con i vertici di Gucci e con le autorità

Da sinistra Sandro Fallani, Francesco Carrassi, Marco Bizzarri e Massimo Rigucci

Firenze, 16 aprile 2019 - Hanno appena concluso il loro percorso formativo alla “Gucci École de l’Amour” e sono già entrati nel mondo del lavoro. È appena terminato il primo corso di formazione ideato dalla casa di moda fiorentina per tramandare le competenze artigianali e produttive. Nella sede di Gucci ArtLab, a Scandicci (Fi), dieci fra ragazzi e ragazze hanno ricevuto ieri gli attestati finali, direttamente dal presidente e Ceo di Gucci, Marco Bizzarri, e da Massimo Rigucci, responsabile dei settori calzature e pelletteria oltre che Ceo di Gucci ArtLab.

I RAGAZZI COINVOLTI - I ragazzi che hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento sono Alessandro, Simone, Chiara, Irene, Rebecca, Sofia, Alessio, Elia, Benedetta e Rachele. Per tutti loro, oltre alla consegna della pergamena e alla soddisfazione per il traguardo raggiunto, l’immediato ingresso nel mondo del lavoro, in Gucci e nei suoi partner strategici. Ma la giornata è stata anche un momento di apertura di Gucci ArtLab alla comunità e ad altri studenti. Qui sono arrivate alcune classi delle scuole medie Fermi, Rodari e Spinelli, dell’istituto statale di istruzione superiore Russell Newton e dell’alta scuola di pelletteria Mita, tutte con sede a Scandicci. Per i ragazzi infine, la possibilità di fare un tour guidato all’interno dell’azienda e di partecipare a un incontro con i suoi vertici.

IL CONFRONTO - Il dibattito, moderato dal direttore de La Nazione e de Il Telegrafo, Francesco Carrassi, ha visto il presidente e Ceo di Gucci, Marco Bizzarri, e il sindaco di Scandicci, Sandro Fallani, spiegare il rapporto fra la maison e il territorio. «Creatività, passione e rispetto – sono le nostre parole chiave – ha detto Bizzarri – insieme a diversità, inclusione, felicità e libertà. Per essere creativi bisogna poter sbagliare senza avere il timore di essere puniti. Solo così si può mantenere sempre la voglia di osare, di cogliere nuove sfide. Gucci è una realtà di 18mila persone nel mondo, di cui 5mila in Italia. Abbiamo i piedi ben radicati a Scandicci e la testa fra le nuvole».

SCANDICCI E GUCCI - E proprio la centralità di Scandicci nell’universo Gucci è stata uno dei fili conduttori dell’incontro di ieri. «Stiamo investendo molto sul territorio – ha spiegato ancora Bizzarri – perché qui troviamo un valore aggiunto importante. Il nostro azionista è francese, ma se ha investito in Italia è perché qua c’è qualcosa di diverso, di particolare, di unico. Siamo nella Scandicci Valley proprio perché ci sentiamo italiani e, direi, anche molto fiorentini e scandiccesi. Avremmo potuto e potremmo decentralizzare ma non ci interessa e, anzi, vogliamo crescere ancora qui».

Il sindaco Sandro Fallani ha invece descritto cosa significhi amministrare il più importante distretto europeo della pelletteria. «Scandicci ha caratteristiche eccezionali – ha detto - perché ospita tante fabbriche importanti e radicate, oltre a un polo formativo strategico. Il mio sogno è andare avanti su questa strada, recuperando tutti i volumi che oggi sono inutilizzati, senza occupare nuovo territorio. Mi piace pensare che chi investirà qui in futuro possa decidere di puntare anche sulla qualità estetica e sulla bellezza, proprio seguendo l’esempio di Gucci. Il mio sogno è trasformare via Pisana, la strada che attraversa il territorio comunale e il distretto pellettiero in particolare, in una grande ‘street view’: nel luogo produttivo più bello dell’Italia».

D’altronde il legame fra Scandicci e il marchio Gucci, fondato a Firenze nel 1921 e con un fatturato 2018 di 8,2 miliardi di euro, è fortissimo. Il brand del gruppo Kering ha inaugurato nel 2018 il Gucci ArtLab, un centro di avanguardia di artigianalità industriale e laboratorio di sperimentazione per i prodotti di pelletteria e calzature. Esteso su una superficie di circa 37mila mq e con oltre 900 dipendenti, racchiude in un’unica area le attività relative a pelletteria e calzature (che rappresentano oltre il 70% del totale delle vendite Gucci). All’interno trovano posto, fra le altre, le attività di prototipia per pelletteria e calzature, ricerca & sviluppo, i laboratori per test e accessori, formificio, tacchifico e area pre-industrializzazione. Ma il rapporto con Firenze non finisce qui: sempre nel 2018 è stato inaugurato il Gucci Garden, in piazza della Signoria, mentre la sede storica di Casellina (Scandicci) continua a essere oggetto di investimenti.

LE DOMANDE DEGLI STUDENTI - Infine, su sollecitazione dei ragazzi, introdotti dal giornalista Francesco Selvi, il dibattito ospitato ieri all’interno di Gucci ArtLab ha affrontato il tema dell’impegno della maison per limitare l’impatto ambientale e l’inquinamento. «L’industria della moda è considerata altamente inquinante – ha proseguito il presidente Bizzarri – ma noi da tempo abbiamo avviato un percorso virtuoso. Con ‘Gucci Equilibrium’ puntiamo su ambiente, persone e nuovi modelli d’innovazione sostenibile. Ogni anno ci poniamo l’obbiettivo di limitare l’impatto ambientale rispetto all'anno precedente. Non solo: i nostri pellami derivano dalla filiera alimentare e riduciamo al massimo gli sprechi attraverso il programma Scrap-less. Gucci riconosce infine con grande attenzione il valore dei suoi dipendenti, si impegna a migliorare la vita delle persone che realizzano i propri prodotti, nonché a sostenere le comunità».

In conclusione, qualche suggerimento, per aiutare gli studenti a immaginare un futuro nel mondo della pelletteria e del lusso. «Per poter lavorare nell’alta moda – ha concluso il presidente di Gucci – bisogna fare il percorso di studi adatto al mestiere che si sogna. Non per tutto serve l’università, ma è bene sapere dove si vuole arrivare e cosa si intende fare. L’importante è unire impegno, determinazione, ironia, un pizzico di sfacciataggine. E poi non smettere mai di crescere e di guardare avanti: io stesso – ha ironizzato – a volte mi chiedo cosa farò da grande».