GIOVANNI BOGANI
Cronaca

Hawke al Lucca Film Festival: "Io uomo del Rinascimento?. Non so fare mille cose insieme"

Alle lusinghe dello sceneggiatore Schrader l’attore americano si schermisce "Sono stato fortunato perché mi sono sempre circondato di persone intelligenti" .

L’attore statunitense Ethan Hawke ieri al Lucca Film Festival

L’attore statunitense Ethan Hawke ieri al Lucca Film Festival

Era uno dei ragazzi dell’ "Attimo fuggente", in piedi sui tavoli a salutare Robin Williams: "Oh, capitano, mio capitano…". Ieri Ethan Hawke era a Lucca, ospite del Lucca Film Festival, dove ha presentato il suo film da regista "Wildcat", interpretato da sua figlia Maya Hawke, nata dalla sua relazione con Uma Thurman. "Lucca è meravigliosa, è una città perfetta per sentirsi in pace con se stessi", dice. "Stamattina sono andato a correre lungo le mura, con mia moglie abbiamo bevuto e mangiato tanto. Ed è un posto perfetto per celebrare l’arte del cinema".

Paul Schrader, il grande sceneggiatore di "Taxi Driver", ha definito Hawke "un uomo del Rinascimento". Versatile, capace di fare mille cose insieme. E Ethan Hawke, con quel sorriso da eterno ragazzo, è stato mille personaggi. Il ventenne che incontra Julie Delpy sul treno, e che cammina con lei tutta la notte in "Prima dell’alba" di Richard Linklater, e che poi la incontrava dieci anni dopo – dieci anni realmente trascorsi – in "Prima del tramonto". È stato il poliziotto al primo giorno di pattuglia in "Training Day", il film che gli ha portato la prima delle sue quattro nomination all’Oscar. Produttore, romanziere, cantautore, musicista. E regista, del film "Wildcat", che ha presentato in anteprima nazionale mercoledì al Lucca Film Festival.

"Wildcat" vede protagonista sua figlia Maya. Come è stato preparare il film insieme, e lavorare con lei sul set?

"E’ stato incredibile. Il film si basa sulla vita di Flannery O’Connor, una scrittrice americana che combattè tutta la vita con il lupus, una malattia invalidante. Mia figlia si è appassionata a lei da quando era adolescente, poi ha realizzato un corto su di lei. E piano piano ha preso forma l’idea di questo film".

È orgoglioso di sua figlia Maya?

"È stato bellissimo vedere che Maya voleva dedicarsi, con coraggio, a portare in cinema la storia di una scrittrice che quasi non lascia, per tutta la vita, la propria stanza. Apparentemente nella vita di Flannery O’Connor non c’era storia, non c’era azione: ma Maya mi ha fatto capire che una storia c’era. La storia di tutto quello che accade nella sua testa".

Ha da poco finito di girare un nuovo film con Richard Linklater, "Blue Moon", sugli ultimi giorni del paroliere Lorenz Hart. Come racconterebbe il film?

"E’ la sceneggiatura più bella che abbia mai letto. Racconta la storia di un uomo tormentato, un uomo che viveva con tormento la sua sessualità, nell’America degli anni ’40. Ed è stata l’occasione per lavorare di nuovo con Richard Linklater, il regista di ‘Boyhood’ e della trilogia ‘Before’: ci conosciamo da trent’anni, ci interessano le stesse cose, quella con lui è un’amicizia forte, che ha portato a fare delle cose davvero belle insieme".

Che cosa le hanno insegnato i suoi registi?

"Joe Dante, il primo regista con cui ho lavorato, mi ha insegnato che non esiste arte di alto o basso livello, e che ogni film, anche un film ‘commerciale’, può essere la metafora di qualcosa di grande. Peter Weir, con “L’attimo fuggente“ e con il culto del “carpe diem“, mi ha insegnato a trovare la poesia nella vita di tutti i giorni".

Paul Schrader la ha definita un "uomo del Rinascimento", e ha detto: l’unica cosa che Ethan non riesce a fare, forse, è il cardiochirurgo…

Ride: "Ma no! In realtà faccio tutte cose che appartengono allo stesso mondo, alla stessa piccola arte, che è quella dei narratori di storie. Mentre andavo in bicicletta, ieri, mi è saltata la catena: beh, non sapevo dove mettere le mani, ero assolutamente un uomo inutile! Per fortuna c’era mia moglie che l’ha rimessa a posto. In realtà sono un uomo che sa fare pochissime cose. E che è stato molto fortunato, perché si è sempre circondato di persone intelligenti".

Un suo prossimo film, o un suo sogno?

"Vorrei portare sullo schermo ‘Camino real’, un dramma del 1946 di Tennessee Williams che vede protagonisti un Don Chisciotte che ha perduto il suo Sancho Panza. Ma vorrei farlo in stile onirico, surrealista, alla Federico Fellini".