
Il presidente Giancarlo Fortunati col socio Giovanni Cipriani
Firenze, 29 ottobre 2019 - Nell’ambito delle celebrazioni dei 450 anni della ricorrenza della proclamazione del Granducato di Toscana, promosse dalla Regione Toscana e coordinate dal Presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani, con mostre, conferenze, eventi, visite guidate a beni storico-artistici d’epoca, stampa di un francobollo commemorativo e altro, il 25 ottobre, il Lions Club Firenze Dante Alighieri, presieduto da Giancarlo Fortunati, ha invitato il suo illustre socio onorario Giovanni Cipriani, docente di Storia Moderna presso l’Università degli Studi di Firenze, per una conferenza su un momento così importante della storia della nostra regione: la nascita del Granducato di Toscana.
Sono state ripercorse le tappe principali e le vicende storiche che hanno portato Cosimo I de’ Medici ad ottenere il titolo di Granduca ‘Magnus Dux Etruriae’, espressamente coniato da Pio V con Bolla papale del 27 agosto 1569, e quindi alla nascita del Granducato di Toscana; una lotta, quella per il titolo granducale, non solo volta ad ottenere la preminenza sulla scena italiana ma anche su quella europea. Infine, il professor Cipriani, in anteprima, ha annunciato la presentazione, in una prossima apposita mostra, della trascrizione e della traduzione della bolla pontificia, conservata nell’Archivio di Stato di Firenze, da parte della dott.ssa Sandra Marsini, già direttrice dell’Archivio di Stato di Pistoia.
Come noto, la dinastia medicea resterà al potere del Granducato fino alla morte, senza eredi diretti, di Gian Gastone de’ Medici nel 1737, quando la Toscana, passerà a Francesco Stefano della dinastia dei Lorena, fino all’annessione al nascente stato italiano. Nel chiudere la serata, alla presenza di numerosi soci ed ospiti, nella sede del Grand Hotel Mediterraneo, riuniti per festeggiare l’anniversario della Charter Night del Club, il Vice Governatore Marco Busini ha tenuto a sottolineare, insieme al messaggio lionistico, l’importanza di altri messaggi come quello, appunto, dell’ “attaccamento alle nostre radici”, così ben delineato nell’incontro col professor Giovanni Cipriani.
Maurizio Costanzo