I metodi di gestione sulla biodiversità, la prima analisi su vasta scala

Lo studio, pubblicato sul Journal of Applied Ecology, ha coinvolto 12 Paesi e 54 ricercatori in una vasta collaborazione internazionale guidata da Sapienza Università di Roma e Crea di Arezzo

foresta

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Arezzo, 3 settembre 2024 – Grazie a campioni raccolti da 146 foreste in tutta Europa, dall'Italia alla Svezia, dalla Francia alla Lituania, è stata realizzata la prima analisi su vasta scala degli effetti che producono i diversi metodi di gestione sulla biodiversità e resilienza di questi importantissimi ecosistemi.

Lo studio, pubblicato sul Journal of Applied Ecology, ha

coinvolto 12 Paesi e 54 ricercatori in una vasta collaborazione internazionale guidata da Sapienza Università di Roma e Crea di Arezzo.

Alla ricerca hanno collaborato anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche, con Istituto per la BioEconomia di Roma e Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri di Firenze, l'Eurac Research di Bolzano, l'Università dell'Insubria,

l'Università di Sassari e l'Università di Padova. I ricercatori guidati da Francesco Chianucci del Crea di

Arezzo e Francesca Napoleone della Sapienza hanno confrontato gli effetti di ciascuna strategia di gestione forestale, in particolare in rapporto all'elevata diversità funzionale, che in caso di instabilità climatica o eventi catastrofici aumenta la probabilità che alcune specie possano sfruttare a loro vantaggio le nuove condizioni, contribuendo così alla resilienza, e alla cosiddetta

ridondanza funzionale, cioè la compresenza di specie che svolgono funzioni simili, che garantisce quindi il mantenimento dell'ecosistema anche se una di queste specie viene meno. I risultati mostrano che le strategie di sfruttamento dei boschi a bassa intensità permettono di mantenere la buona salute dell'ecosistema, mentre lo sfruttamento più intensivo per la produzione di legname provoca un calo della diversità, parzialmente controbilanciata da un aumento della ridondanza. Ciò implica che il taglio eccessivo limita fortemente la gamma di risposte che la foresta può mettere in atto in risposta ai cambiamenti ambientali. Secondo gli autori dello studio, però, non esiste una gestione perfetta per tutti: i sistemi vanno sempre adattati al contesto locale.