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Il Covid riapre a Firenze le buchette del vino 'anti-contagio'

Bar e ristoranti riaprono le finestrelle per servire in sicurezza caffè, aperitivi, tramezzini e anche gelati

Le buchette del vino al tempo del Covid

Firenze, 11 dicembre 2020 - Risalgono al Cinquecento e a Firenze, all’epoca, se ne contavano oltre 150. Sono le Buchette del vino, dette anche tabernacoli, finestrini o finestrelle. Non sfuggono all’osservatore più attento, le minuscole porticine che in molti palazzi signorili di Firenze si aprono ad altezza d’uomo, a circa un metro da terra. Ai nostri giorni se ne contano ancora 170, di cui quasi tutte disseminate nel centro storico, oltre 140. Ma ora, al tempo del Covid, sono tornate utilissime in quanto finestre ‘anti-contagio’.

In questo periodo eccezionale, segnato dall’emergenza Coronavirus, sono state infatti riscoperte, riaperte e riattivate le buchette del vino appartenenti a locali pubblici, particolarmente adatte alla vendita in sicurezza non solo del classico bicchiere di vino, ma anche caffè, aperitivi, tramezzini e gelati. Vivoli, storico gelataio in via dell'Isola delle Stinche, è stato il primo ad attivarsi durante l'emergenza, consentendo ai clienti di ritirare gelati e caffè dalla buchetta. Tra gli altri, anche l'Osteria delle Brache in piazza Peruzzi ha ripristinato questa antica tradizione, e altri locali nel centro storico, sia bar che ristoranti, hanno seguito quest’esempio. Da maggio di quest'anno, si parla dunque del primo lockdown, queste finestrelle hanno avuto una seconda vita, e la gelateria Vivoli ha deciso di resistere alla pandemia servendo caffè, bibite e gelati in modalità anti-Covid attraverso la sua buchetta del vino.

Ma è stato il locale ‘Babae’ in via Santo Spirito, nell'estate scorsa, a decidere per primo di riportare in auge l’antica tradizione fiorentina ristabilendo l’utilizzo della Buchetta del vino, rintroducendone l’originale, antichissimo uso. E l’ha fatto quando ancora non esisteva l’emergenza Coronavirus. Hanno una lunga storia le Buchette del vino, risalenti a una secolare e storica tradizione fiorentina. Ai lati dei palazzi signorili delle grandi famiglie della città, si aprivano queste porticine che servivano a vendere un bicchiere di vino, e in certi casi addirittura un fiaschetto, ai viandanti di passaggio. Anfratti molto utili, oltre che convenienti, perché servivano a smerciare il vino in un’epoca in cui la vendita dalla produzione familiare non era soggetta ad alcuna tassa. Conveniente anche per i clienti, dal momento che il prezzo di questo vino era più basso rispetto a quello venduto nelle osterie. Ma non servivano solo come luogo di scambio tra i proprietari di vitigni e i vari clienti: capitava infatti che da queste porticine venissero offerte anche eccedenze alimentari ai più poveri. Spesso erano dunque usate dai padroni per fare beneficenza ai bisognosi, passando loro fiaschi, e oltre ai generi alimentari, anche qualche moneta. Anche chiamate porte del Paradiso, le buchette del vino in epoca Covid sono state riscoperte nella loro pratica e importante utilità.

 

Maurizio Costanzo