Lisa Ciardi
Cronaca

Il futuro dell’artigianato, piccolo è ancora bello ma pesa lo spettro della crisi

La ricerca realizzata da Trezerodue mostra dati in crescita per i fatturati del prossimo biennio. Sia per i “capannoni“ che per le “botteghe“ sono troppo invadenti i costi della burocrazia

"PMI toscane e artigianato: unione tra storia e futuro"

Meeting Unioni e Mestieri "PMI toscane e artigianato: unione tra storia e futuro" (Giuseppe Cabras/New Press Photo)

Firenze, 30 novembre 2024 – L’artigianato toscano attraversa una fase complessa. Da un lato con le “botteghe“ schiacciate dalle trasformazioni delle città; dall’altro con i “capannoni“ colpiti, soprattutto in alcuni settori (moda e pelletteria in primis) dalla contrazione del mercato.

Eppure gli imprenditori guardano al futuro con ottimismo. In particolare, “il 58% delle botteghe interrogate prevede nel biennio 2025-26 un incremento del fatturato e lo stesso vale per il 40% dei capannoni”.

A certificarlo, lo studio realizzato da Trezerodue Srl (spin-off approvato dell’Università degli Studi di Firenze) con il supporto di Fondazione Cna Opera e la partecipazione di Cna Toscana. Una ricerca presentata ieri, a Firenze, nell’ambito dell’evento Pmi toscane e artigianato: unione tra storia e futuro, organizzato proprio da Cna Toscana.

Presenti, oltre al presidente e al direttore di Cna regionale, Luca Tonini e Antonio Chiappini, anche il direttore dell’area imprese Firenze Prato della direzione regionale Toscana e Umbria di Intesa Sanpaolo Andrea Moratti; il professor Gaetano Aiello, ordinario di Economia e gestione delle finanze dell’Università di Firenze (autore della ricerca); la sindaca di Firenze Sara Funaro; l’assessore cittadino Jacopo Vicini; la parlamentare Simona Bonafè e l’europarlamentare Francesco Torselli.

Lo studio, illustrato dal professor Aiello, ha coinvolto 151 imprese delle varie province toscane, suddivise fra 77 capannoni (di dimensione maggiore situate in zone dedicate alla manifattura) e 74 botteghe (nei tessuti urbani). La ricerca ha dimostrato che in Toscana “piccolo è bello” e che le ridotte dimensioni caratterizzano ancora l’economia-artigiana. Interrogati sulle difficoltà, i titolari dei capannoni hanno per prima cosa segnalato quella di reperire risorse umane, in secondo luogo gli oneri amministrativi e burocratici e solo in terza battuta i costi di energia e materie prime. Di contro “le botteghe” ritengono che il problema principale siano proprio gli oneri amministrativi e burocratici, poi i costi di energia e materie prime e infine la difficoltà di reperire il personale. Diverse anche le strategie: “i capannoni” puntano su formazione e assunzioni, “le botteghe” su nuove iniziative commerciali.

“Nonostante una situazione sociale ed economica che rimane ancora critica – ha detto il presidente di Cna Toscana – questi dati confermano la voglia di non arrendersi dei nostri artigiani. Il nostro obiettivo, come sistema, è guidare le imprese artigiane verso il futuro supportandole in ogni tentativo di miglioramento di cambiamento e di aggregazione. Molto è stato fatto, ma il percorso deve ancora essere completato e, proprio per questo, ho deciso di continuare questo viaggio, ricandidandomi alla presidenza di Cna Toscana”.

La sindaca Sara Funaro e l’assessore Vicini hanno quindi riassunto le varie iniziatine in corso in città per sostenere il commercio, dalla tutela dei negozi storici all’acquisto di fondi da mettere a disposizione degli artigiani a condizioni agevolate.

Simona Bonafè ha focalizzato l’attenzione sulla crisi della pelletteria e sulla necessità di affrontarla sia agendo sugli ammortizzatori sociali che studiando strategie di rilancio.

Francesco Torselli ha invece puntato l’accento sul ruolo dell’Europa e sulla necessità che le imprese lavorino sul mercato con regole e condizioni uguali.

Infine Andrea Moratti di Intesa Sanpaolo ha fatto il punto sul ruolo delle banche e sull’importanza di momenti di confronto per individuare le esigenze delle imprese.