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Il giudice spiazza Mugnai: «Sparò prima dell’attacco»

Il 7 febbraio ci sarà una nuova fiaccolata a sostegno dell’imputato

mugnai

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Arezzo, 4 febbraio 2025 – Sandro Mugnai, l'artigiano aretino di 55 anni rinviato a

giudizio per l'omicidio del suo vicino Gezim Dodoli, esplose tre colpi che colpirono la ruspa con cui la vittima aveva schiacciato sei auto posteggiate davanti casa. Quegli spari secondo il gup avrebbero spinto Dodoli a girare la ruspa verso la casa dell'imputato e a colpirla con la benna. Un assalto che avrebbe indotto poi il Mugnai a sparare altri cinque colpi, quattro dei quali colpirono il vicino. È quanto ricostruito

nella motivazione del rinvio a giudizio di Mugnai, uno scenario del tutto diverso da quella della difesa di Mugnai, rappresentata dai legali Piero Melani Graverini e Marzia Lelli. Intanto per il 7 febbraio, al palazzo comunale di Arezzo, incontro

sul tema della legittima difesa, con anche riferimento al caso di Sandro Mugnai, a cui è annunciata la presenza del responsabile del dipartimento sicurezza e immigrazione della Lega Gianni Tonelli. Per il pomeriggio, alle 18, il comitato formato

da vicini e amici e guidato dal parroco di San Polo, don Natale Gabrielli, sta organizzando una fiaccolata che dal Palazzo comunale raggiungerà piazza San Francesco con interventi aperti a tutti.

Anche per il gup Stefano Cascone Mugnai ha iniziato a sparare prima che la ruspa si lanciasse all’attacco di casa sua. Lo scrive nella sua ordinanza di rinvio a giudizio (che non è una sentenza). «Nel mentre era in corso l’azione offensiva di Gezim Dodoli rivolta alle autovetture Mugnai Sandro posizionato all’esterno del fabbricato, in prossimità della scala esterna, armato della carabina legittimamente detenuta, sparava un proiettile contro la cabina della macchina operatrice». E non finisce qui. Arriva un secondo colpo: «Sandro Mugnai dalla finestra posta al primo piano dell’abitazione, sempre armato della carabina sopra indicata, sparava un proiettile», prosegue Cascone.

Solo allora la ruspa inizia ad attaccare la casa di Mugnai, dove stava cenando con i parenti, quell’Epifania del 2023. «A questo punto Gezim Dodoli compariva una manovra sterzante in retromarcia, si posizionava con la parte anteriore rivolta verso la facciata dell’abitazione del Mugnai e con la benna dell’escavatore colpiva la parte frontale del fabbricato (la finestra del soggiorno che si affaccia sul piazzale, il tetto in corrispondenza della finestra, la tettoia a sbalzo a protezione del portoncino di ingresso)».

Poi la seconda fase di colpi. «Mugnai sempre armato della carabina, dalla finestra del soggiorno sparava due proiettili in rapida sequenza di due secondi l’uno dall’altro; dopo circa un minuto e quaranta da questa azione di fuoco, alla percezione del retromarcia dell’escavatore e di una sua movimentazione, esplodeva in rapida sequenza (tre secondi) tre colpi di arma da fuoco e dopo circa tre minuti, quando ormai l’escavatore non aveva alcuna più movimentazione, esplodeva un ultimo colpo».

Così è morto Gezim Dodoli. Non si tratta di una ricostruzione nuova. Anzi il giudice per le indagini preliminari, che lo scorso 24 gennaio ha firmato il rinvio a processo per l’artigiano di San Polo, ha fatto sua la ricostruzione del gup Claudio Lara, collega che prima di lui si è trovato davanti le carte. Già Lara, nella sua ordinanza di restituzione degli atti alla procura, aveva sostenuto che non si trattasse né di una legittima difesa né di un eccesso colposo di legittima difesa, cambiando le carte in tavola. Ecco perché anno scorso restituì gli atti alla pm Laura Taddei per formulare il nuovo capo di imputazione - omicidio volontario - che è stato sostenuto davanti al nuovo gup. E così arriviamo ad oggi.

Oggi Mugnai aspetta il processo che inizierà il prossimo 15 marzo.