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Il pm Mignini: "Alzando il livello tante stranezze e interferenze"

Giuliano Mignini, prima sostituto procuratore poi sostituto procuratore generale presso la corte d’appello di Perugia, ha indagato sulla morte del medico Francesco Narducci e sulla pista dei mandanti del mostro di Firenze

Giuliano Mignini

Giuliano Mignini

Firenze, 21 gennaio 2021 - Giuliano Mignini, prima sostituto procuratore poi sostituto procuratore generale presso la corte d’appello di Perugia, ha indagato sulla morte del medico Francesco Narducci e sulla pista dei mandanti del mostro di Firenze.  

Dottor Mignini, lei ha mai avuto il sospetto che ci fosse qualche ostacolo ad arrivare alla verità sui delitti del mostro di Firenze? "Direi proprio di sì, ho avuto la percezione di difficoltà di ogni genere".  

Un esempio? "L’irruzione al Gides (il gruppo investigativo guidato da Michele Giuttari, ndr) e la ’borchia’ che avrebbe veicolato tutte le nostre intercettazioni non si sa dove"  

E poi? "Tutto quello che ha subito personalmente Giuttari, le intimidazioni, disavventure di ogni genere a carico suo e mio, come i procedimenti disciplinari. Anche se sono stato assolto, ci ho rimesso la mia carriera: ho avuto il riconoscimento del ’settimo livello’ poco prima del pensionamento".  

Come si spiega tutto questo? "Nel momento in cui si è alzato il livello sociologico dei possibili sospetti ne sono successe di tutti i colori".  

E’ possibile che Servizi deviati s’interessassero alla vicenda del mostro di Firenze? "I Servizi sono sempre stati in ballo in questo caso. Ad esempio c’era un personaggio, Rizzuto, che pubblica un memoriale: anche lui era legato ai Servizi. Nella vicenda perugina, poi, c’era il coinvolgimento di diversi appartenenti alla massoneria del Grande Oriente d’Italia. Non saprei attribuire un episodio preciso di interferenza, ma una certa ’presenza’ aleggiava sempre".  

Depistaggi: un parere che Giuttari chiese a D’Altilia, riteneva una forzatura il collegamento della pistola del 1968 con i successivi delitti del mostro di Firenze. "Sì, i proiettili erano spillati al fascicolo. Per me è sempre stato altamente sospetto. Anche quel processo del 1968 a Stefano Mele era passato da Perugia. Ho letto quella sentenza, scritta a mano, e non c’erano riferimenti così strani a corpi di reato lasciati così, perché è una cosa abbastanza grave".  

Interferenze? "Non lo so, di cose strane è disseminata questa indagine. Direi di sì".  

Ha letto dell’ultimo filone d’indagine? "Sì, e anche lì il legionario dice di aver conosciuto Narducci".  

Voi vi eravate mai imbattuti in lui? "Ho una memoria molto forte. Ma di Vigilanti non mi ricordavo".  

ste.bro.