
Un ospedale
Firenze, 14 luglio 2024 – Molto spesso ci lamentiamo della sanità pubblica. Liste d’attesa lunghissime per visite ed esami diagnostici. Idem per interventi chirurgici (per fortuna quelli urgenti hanno sempre una corsia preferenziale). Il ricorso alla sanità privata è diventato consueto (per chi può permetterselo). Il salvataggio, per molti, sono le prestazioni sanitarie in regime di convenzione spesso gestite dal terzo settore. Misericordie e Pubbliche assistenze riescono ancora a calmierare i prezzi, a ridurre le attese e a mettere a disposizione specialisti di qualità e strumenti hi-tech. Avevamo detto in coro che dopo il Covid niente sarebbe stato più lo stesso, che avevamo imparato quanto fosse importante la sanità territoriale.
Dopo la lunga fase di recupero di prestazioni ’congelate’ durante il lockdown si è iniziato a pensare a come venire incontro alla popolazione sempre più malata, ma anche sempre più anziana. Uno strumento da sfruttare pienamente è il Pnrr: una delle missioni dei fondi europei è proprio relativa alla sanità. E allora qualcosa si è mosso, quantomeno nella progettazione di nuovi strumenti per essere più vicino al cittadino-paziente.
Tra casa e ospedale (luogo deputato per prima accoglienza d’emergenza ma soprattutto per alte specializzazioni) ci devono essere livelli intermedi di assistenza. Ecco allora le prime Case di comunità (strutture sociosanitarie, modello poliambulatorio) e le Cot strutture chiamate a ‘traghettare’ i cittadini che escono dall’ospedale ma continuano ad avere bisogno di assistenza. Qualcosa si muove, ma il passo deve essere sicuro, efficace e veloce.