Elettra Gullè
Cronaca

L’immunoterapia sfida i tumori: “Sul cancro al polmone risultati migliori della sola chemio”

L’immunoterapia è diventata la quarta strategia per trattare il cancro, affiancandosi a chirurgia, radioterapia e chemioterapia; sul melanoma è usata in via esclusiva. L’intervista all’oncologo, tra i massimi esperti a livello mondiale

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Michele Maio (foto Paolo Lazzeroni)

Siena, 29 novembre 2024 – Da molti, l’immunoterapia viene definita una vera e propria rivoluzione nella lotta contro il cancro. Ne parliamo con il professor Michele Maio, direttore del Centro di Immuno-Oncologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria senese, uno dei massimi protagonisti del settore a livello internazionale.

Professor Maio, cos’è intanto l’immunoterapia oncologica e in cosa si differenzia dai trattamenti tradizionali come chemioterapia e radioterapia?

“L’immunoterapia è diventata la quarta strategia per trattare il cancro, affiancandosi a chirurgia, radioterapia e chemioterapia. Si tratta di una disciplina dell’oncologia medica che utilizza farmaci per potenziare l’attività immunitaria del paziente oncologico. Questi farmaci, somministrati per via endovenosa (e, più recentemente, in sperimentazione sotto forma di iniezioni sottocutanee), non agiscono direttamente sul tumore, come avviene con la chemioterapia, ma attivano il sistema immunitario”.

Per quali tumori l’immunoterapia si è dimostrata più efficace?

“L’immunoterapia ha mostrato per la prima volta la sua efficacia nel melanoma cutaneo. Il primo farmaco approvato risale al 2013 ed è stato utilizzato inizialmente proprio per questo tipo di tumore, dove la chemioterapia si era rivelata inefficace. Da allora, il suo utilizzo si è esteso a una vasta gamma di tumori solidi, tra cui il cancro al polmone, al rene, il mesotelioma e alcuni tumori dell’apparato gastrointestinale e genito-urinario. Ad oggi, l’immunoterapia è una valida opzione per la stragrande maggioranza dei tumori solidi”.

Ci sono tumori per i quali l’immunoterapia non ha ancora dimostrato efficacia?

“Sì, ad esempio il tumore del pancreas e i tumori cerebrali primitivi, come il glioblastoma. Nel caso del pancreas, il microambiente creato dalle cellule tumorali impedisce al sistema immunitario di raggiungere il tumore. Nel glioblastoma, invece, le cellule tumorali stesse hanno caratteristiche molecolari che le rendono insensibili alle attività del sistema immunitario. Su questi tumori si sta lavorando attivamente per superare queste barriere. Nel primo caso, bisogna capire come superare la barriera creata dal microambiente, nel secondo va capito come utilizzare dei farmaci in modo da rendere le cellule tumorali maggiormente suscettibili alla immunoterapia”.

L’indagine di Cipomo ha evidenziato che solo il 20% dei centri oncologici in Italia ha un team multiprofessionale per gestire le tossicità immunocorrelate. Quali sono i principali effetti collaterali dell’immunoterapia e come possono essere affrontati?

“Gli effetti collaterali più comuni includono alterazioni gastrointestinali (come diarrea), epatiche, endocrine e cutanee. In alcuni casi più rari, possono verificarsi eventi avversi a carico di occhi o cuore. A differenza della chemioterapia, gli effetti collaterali dell’immunoterapia non colpiscono tutti i pazienti, e molti possono essere trattati senza problemi per anni. Ecco, proprio per affrontare al meglio gli eventi avversi, soprattutto quelli rari, è fondamentale avere un team multidisciplinare. A Siena, ad esempio, abbiamo un gruppo dedicato da oltre 15 anni”.

Negli ultimi dieci anni, quali sono stati i principali risultati raggiunti dall’immunoterapia?

“Un esempio significativo è il cancro al polmone: grazie all’immunoterapia, a 3-5 anni dalla diagnosi, oltre il 40% dei pazienti sopravvive, una percentuale nettamente superiore rispetto a quella ottenuta con la sola chemioterapia. In alcuni tumori, come il melanoma, l’immunoterapia è utilizzata in maniera esclusiva. Per altri, come il cancro al polmone, si combina con la chemioterapia, rivelandosi in alcuni casi ancora più efficace”.

Qual è il messaggio più importante per chi sta affrontando una diagnosi oncologica e sta valutando l’immunoterapia?

“Il mio consiglio è di parlarne apertamente con il proprio oncologo, che potrà valutare se e come utilizzare l’immunoterapia per quel tipo di tumore. Se il trattamento non fosse disponibile o non avesse funzionato, è possibile valutare l’ingresso in sperimentazioni cliniche attive a livello nazionale. Queste sperimentazioni sono fondamentali per ampliare le possibilità terapeutiche”.