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Il Piano dei rifiuti in Toscana. “Impianti di smaltimento equilibrati fra territori”

Capecchi (FdI): “Chiediamo garanzie sull’autosufficienza di ciascun Ato”. Per l’assessora Monni è arrivato il momento della discussione in Consiglio

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L’assessora regionale Monia Monni (Fotocronache Germogli)

Firenze, 7 novembre 2024 – Dodici impianti realizzati o in costruzione, otto con procedure in corso, dodici rinviati a nuova data, tre per i quali non è stata presentata alcuna istanza e sei accantonati per mancata autorizzazione e rinuncia.

È il punto sullo stato di avanzamento del “Piano regionale di gestione dei rifiuti” passato ieri per la terza volta all’esame della quarta commissione Ambiente del Consiglio regionale, guidata da Lucia De Robertis (Pd).

Ad aprire la seduta l’audizione di Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, che ha presentato 155 osservazioni, di cui 98 accolte, fra monitoraggio degli odori e valutazioni degli impatti sul territorio. Quindi il dibattito aperto dal vicepresidente della commissione Alessandro Capecchi (FdI). “Il primo problema, che anche Arpat ha evidenziato – ha detto – è quello dei tempi: non solo il bando è datato 2021/2022, ma ci chiediamo come potranno fare gli Ato a concludere gli iter nei sei mesi previsti, inclusa la valutazione ambientale strategica. Poi c’è la questione della sostenibilità economica: il Piano è andato a stimolare gli investitori, dicendo che i meccanismi del mercato avrebbero permesso la realizzazione degli impianti, ma poi al mercato stesso il Pd ha posto limiti e ostacoli, come dimostra il no alla quotazione in borsa della Multiutility. Abbiamo anche chiesto maggiori garanzie sui principi di prossimità e di autosufficienza perché i tre Ato devono poter stare in equilibrio e smaltire i rifiuti al proprio interno, senza portarli in quelli vicini. Infine, il tema delle discariche: non possiamo continuare a utilizzarle, sfruttando anche quelle riservate agli speciali, come temiamo possa accadere al Cassero, nel pistoiese”.

“Arpat ha una funzione molto importante ma oggi ci lascia con qualche dubbio”, ha detto Marco Landi (Lega), che ha affrontato la questione dell’autosufficienza, chiedendo informazioni sulla chiusura di Livorno, nonché su termovalorizzatori, discariche e impiantistica.

“Con questa seduta terminiamo la fase di osservazioni sul Piano – ha concluso la presidente De Robertis – nel prossimo step procederemo all’approvazione dell’atto”.

“Sono molto contenta del percorso fatto insieme alla commissione – ha detto l’assessora all’economia circolare, Monia Monni - Sia io che gli uffici ci siamo messi a disposizione e credo che sia arrivato il momento della discussione in Consiglio. Relativamente alle critiche, si attribuisce al piano competenze che non ha. Abbiamo fatto un avviso pubblico per portare i territori a essere protagonisti, sviluppando un percorso di conversione ecologica. I risultati sono evidenti dall’elenco di impianti realizzati e in costruzione: sono numeri che non si erano mai visti prima”.

Al momento, fra i dodici impianti realizzati o in costruzione si contano: nel senese, per i rifiuti urbani, Rugi a Colle Val d’Elsa e Le Cortine ad Asciano; nell’aretino Aisa Imballaggi a San Zeno e Tb a Terranuova Bracciolini per il Raee (i rifiuti elettronici); nel grossetano Acea a Monterotondo Marittimo per gli urbani, il digestore di Strillaie e Iren Scarlino per il riciclo di scarti non pericolosi; nel fiorentino Alia Raee a San Donnino e l’impianto Aer di digestione anaerobica di Selvapiana, a Rufina; in provincia di Lucca Pioppogatto Vpl a Massarosa per il recupero degli imballaggi; Cermec digestore a Massa; Alia Tessili per il riciclo degli scarti di filiera a Prato. Mentre per otto impianti le procedure sono in corso e per 12 si va avanti con tempi diversi rispetto al previsto, nove progetti sono al palo. Per tre non è stata presentata né prevista al momento alcuna istanza: l’impianto Eni di recupero plastiche per produrre gas a Livorno, il digestore ulteriore e l’impianto aggiuntiva per carta e cartone di Aisa a San Zero (Arezzo). Esclusi infine (per rinuncia dei proponenti o diniego dell’autorizzazione) altri 6 progetti: l’impianto Semida a Montale (Pt),il gassificatore Kme a Fornaci di Barca (Lu), il gassificatore Alia a Empoli (Fi), il biodigestore della Società agricola di Poliziana (Si), l’impianto di scissione molecolare Natura recuperi di Gallicano (Lu) e l’impianto di recupero materiali Hasi di Castelfranco di Sotto (Pi).

Lisa Ciardi