Arezzo, 24 gennaio 2025 – Importazioni: Coldiretti non solo Trump, agricoltori sul piede di guerra per accordi con paesi Sud America
L’accordo porta con sé aumenti di emissioni, poca sostenibilità, deforestazione.
Castellucci: “Non c’è reciprocità alcuna, Coldiretti dice no.
Più dei dazi minacciati da Trump, a preoccupare in questo momento gli agricoltori aretini è la scellerata direzione presa dall’Europa di spalancare le porte dei mercati comunitari ai Paesi terzi, come quelli del Mercosur azzerando i dazi sui prodotti agricoli, senza porsi il problema di tutelare le imprese agricole ed i cittadini europei chiedendo che i prodotti importanti rispettino le stesse regole e standard qualitativi, sanitari, ambientali e sociali dei nostri agricoltori. Un boomerang che con i presupposti del maxi accordo di libero scambio, che spalanca le porte dei consumatori europei ed italiani ad Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, rischia di dare il colpo di grazia alla già complicata situazione economica degli agricoltori schiacciati tra la nuova fiammata dei costi di produzione, inflazione, caro gasolio e cambiamenti climatici, fauna selvatica e predazioni. Ma infauste sono le implicazioni per la salute dei cittadini dovute al consumo di alimenti e materie prime agricole prodotte utilizzando pesticidi, antibiotici, ormoni che in Europa sono vietati da tantissimi anni. Tra i prodotti nel mirino ci sono la carne bovina e il settore avicolo che entreranno, con questi presupposti, in Europa con prezzi molto più bassi di quelli degli allevatori europei.
A denunciarlo è Coldiretti Arezzo preoccupata per gli effetti a cascata su imprese e consumatori “Monitoriamo con grande attenzione quello che sta succedendo al di la dell’Oceano e gli effetti che la politica economica del neo presidente Trump potrebbe avere sugli scambi commerciali con l’Europa e quindi anche con il nostro paese – commenta Lidia Castellucci Presidente di Coldiretti Arezzo - gli Stati Uniti sono un partner strategico per le nostre imprese e per il nostro agroalimentare provinciale che vale un fatturato annuo, in valore, di 90 milioni di euro tra vino, olio, formaggi, pasta, salumi e dolci. Al momento siamo ancora nel campo delle ipotesi: la preoccupazione però esiste. Quello che invece non è una ipotesi è l’accordo tra l’UE e l’area del Mercosur. L’accordo non è un buon accordo per il mondo agricolo, lo sarà per altri settori, non sicuramente per gli agricoltori che dovranno competere con aziende che proporranno prodotti a prezzi decisamente inferiori senza dare alcuna garanzia sul fronte della qualità o sanitaria o del rispetto dei diritti dei lavoratori. Va cambiato, serve reciprocità, stesse regole. Gli agricoltori sono pronti a competere ma ad armi pari. Se necessario ci mobiliteremo di nuovo”.
Per la principale organizzazione agricola i prodotti agroalimentari provenienti dai Paesi extra-Ue devono rispettare gli stessi standard di quelli imposti dall’Unione ai propri produttori interni, altrimenti si genera una forma di concorrenza sleale dove la competizione viene fatta solo sul costo e non sulla qualità – spiega ancora Castellucci – prendiamo il Ceta, l’accordo con il Canada, che ha favorito le importazioni di grano duro a basso costo, prodotto utilizzando anche il glifosate, che ha affondato il prezzo pagato ai nostri cerealicoltori ed aperto una crisi gravissima. Giusta la direzione di guardarsi intorno alla ricerca di nuovi sbocchi ma è profondamente sbagliato farlo sacrificando ancora una volta gli agricoltori”.
A confermare che i prodotti del Mercosur non sono così sicuri sono gli allarmi sanitari che nel 2024 sono stati oltre 200, di cui oltre la metà riferiti proprio alla carne, tra cui pollo alla salmonella e manzo con residui di piombo. Ma il pericolo è che il numero possa essere in realtà molto più alto. Problemi non di poco conto se si pensa che l’accordo premierà con il dazio zero l’arrivo in Europa di centinaia di milioni di chili di carne di manzo, di maiale e di pollo, oltre a riso, miele, zucchero, che andranno a sommarsi alle quantità che già vengono importate dal Sudamerica. Nel caso del pollo, si arriverà a circa il 10% del consumo europeo di questo tipo di carne. In questo contesto di incertezza globale e di riassetto geopolitico ed economico, con l’arrivo in massa di prodotti agroalimentari da altri paesi non UE è necessario accellerare sull’indicazione obbligatoria di origine per tutti i prodotti alimentari venduti nel mercato europeo. L’obiettivo è raccogliere 1 milione di firme a sostegno della petizione popolare di Coldiretti.