In aumento le polmoniti da micoplasma. Cosa sono e come riconoscerle

L’allarme del Meyer: il Mycoplasma pneumoniae è un batterio che colpisce principalmente le vie respiratorie, causando una forma di polmonite che può provocare complicanze serie

Ospedale Meyer Firenze (foto Ansa)

Ospedale Meyer Firenze (foto Ansa)

Firenze, 20 giugno 2024 – L’ospedale pediatrico Meyer lancia l’allarme: le infezioni polmonari causate dal Mycoplasma pneumoniae sono in aumento. Secondo i dati del sistema di sorveglianza del laboratorio di immunologia dell’Aou Meyer Irccs, da febbraio a oggi sono stati registrati 50 casi, un'impennata significativa rispetto agli ultimi quattro anni. Si è passati da un caso a gennaio a 4 a febbraio, 6 a marzo, 9 ad aprile, 12 a maggio, fino ai 19 di giugno. Questo trend in crescita segna il ritorno di un'infezione che si era mantenuta a livelli molto bassi dal 2019.

Il Mycoplasma pneumoniae è un batterio che colpisce principalmente le vie respiratorie, causando una forma di polmonite che, sebbene generalmente meno grave rispetto a quella causata da batteri come lo pneumococco, può comunque provocare complicanze serie come anemia emolitica e infiammazioni al cuore o al cervello. Colpisce tutte le età ma è più frequente tra bambini e adolescenti. La diagnosi precisa e rapida è cruciale poiché la polmonite da Mycoplasma pneumoniae richiede trattamenti antibiotici specifici, e non tutti gli antibiotici sono efficaci contro questo germe. Al Meyer, la diagnosi viene effettuata con metodiche molecolari su tampone faringeo, che permettono di rilevare rapidamente la presenza del batterio.

Da tempo il Meyer dispone di un sistema di sorveglianza attiva che cerca con attenzione la causa di tutte le malattie infettive circolanti, non solo quelle che sappiamo circolare comunemente, ma anche quelle più rare, quelle che non ci aspetteremmo. I risultati sono utilizzati immediatamente per fare le più corrette scelte: sia quelle cliniche, indirizzate al singolo paziente che quelle di sanità pubblica, rivolte a tutta la popolazione. “Individuare prontamente i casi è fondamentale – spiega la professoressa Chiara Azzari, responsabile del laboratorio -. Immaginiamo ad esempio quanto sia importante sapere che un bambino ha la pertosse: non è soltanto per dare al piccolo la giusta terapia antibiotica, ma è anche per consigliare ai genitori di tenere il bambino lontano da una sorellina appena nata. Sappiamo bene infatti che la pertosse può essere mortale in bambini sotto l’anno di vita. È sufficiente essere piccoli per correre questo grave rischio; non importa avere patologie concomitanti. La diagnosi rapida e la sorveglianza ‘accanto al letto del paziente’ significano quindi anche casi gravi evitati, bambini salvati”.

Classicamente, il concetto di sorveglianza si associa a una revisione dei dati del passato, a un conteggio del numero di casi di malattie infettive. Si pensa a dati accumulati nei registri, utili per stabilire strategie nel futuro. Questo è certamente vero, ed è altresì molto importante. Ma è solo una delle potenzialità che la sorveglianza può offrirci. Per essere davvero efficace la sorveglianza deve avere anche un'altra missione, deve essere capace di fotografare la situazione in tempo reale in modo da sapere giorno per giorno quali sono i germi che “girano” in quel dato territorio. Questo nuovo modo di utilizzare la sorveglianza permette di riorganizzare i nostri ospedali e predisporli in tempo reale al momento dell’inizio di una epidemia dovuta a qualunque germe. Per accogliere e separare immediatamente i percorsi di pazienti con quella malattia infettiva.

“Attuando nel concreto questa precisa strategia – continua la professoressa Azzari - nel nostro ospedale siamo riusciti a contrastare attivamente l’epidemia di virus respiratorio sinciziale che abbiamo avuto nelle scorse stagioni. Ai primi segnali, il nostro laboratorio di immunologia, che effettua la sorveglianza per le malattie infettive pediatriche, ha allertato la direzione aziendale che si è attivata immediatamente, in tempo reale, con percorsi dedicati. Siamo riusciti non solo a riorganizzare prontamente l'attività dell'ospedale, ma anche a prevenire un numero molto elevato di contagi intraospedalieri che inevitabilmente, nel caso fossero coinvolti bambini piccoli, si sarebbero tradotti in casi gravi. Il laboratorio in questo modo è diventato un attore fondamentale non solo nella diagnostica, ma anche nella prevenzione di nuovi casi. Un utilizzo moderno e diffuso della sorveglianza, in questa accezione e con questo approccio innovativo, può farci prendere decisioni quotidiane, oggi per oggi, in grado di cambiare in meglio la salute dei nostri pazienti”.