Firenze, 17 aprile 2021 - C'è alta tensione in Regione per l'inchiesta antimafia che riguarda anche i rapporti tra imprenditori e politici. Al momento sono emerse dall'indagine, oltre alla sindaca di Santa Croce Giulia Deidda, due figure istituzionali toscane nell'ambito Pd: il consigliere regionale dem Andrea Pieroni, pisano, amico del segretario Enrico Letta, e il capo di gabinetto della Regione Toscana Ledo Gori. Entrambi sono indagati. Il presidente della Toscana Eugenio Giani ieri ha azzerato le funzioni di Gori, già braccio destro di Enrico Rossi.
Altri politici, non indagati, potrebbero emergere nei rapporti con l'Associazione conciatori che appare dalle indagini sempre disposta ad aiutare il mondo politico di riferimento in cambio di 'attenzione' per le questioni legate alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti. Le opposizioni del centrodestra regionale hanno cercato di allargare anche il cerchio dell'inchiesta dando fuoco alla polemica e accendendo i riflettori sulla giunta attuale, il Pd e il presidente toscano Giani. In particolare Fratelli d'Italia ha tirato fuori i conti della campagna elettorale di Giani mettendo in evidenza i contributi dal mondo conciario e in particolare anche dall'Associazioni conciatori, coinvolta appunto nell'inchiesta.
L'attacco
"Il presidente Giani deve spiegare. L’Associazione Conciatori, che vede i propri vertici tra gli indagati dell’inchiesta, è stata una delle principali fonti di finanziamento della sua campagna elettorale alle scorse regionali e non solo: oltre il 25% dei fondi, l’attuale governatore li ha raccolti proprio tra i conciatori del comparto del cuoio. Troppo facile sospendere Gori adesso che è indagato: a noi interessa sapere quali siano le motivazioni della sua riconferma. C’entra qualcosa con quanto sosteneva nelle sue conversazioni telefoniche intercettate la sindaca di Santa Croce sull’Arno?" sottolinea Francesco Torselli, capogruppo di FdI in consiglio regionale.
La Lega punta il dito sui silenzi del Pd: «Quanto emerge dalle carte dell'inchiesta è grave ma non sorprendente. Grave perché lo spaccato offerto mostra una Toscana in cui le istituzioni segnano il passo di fronte a tentativi di ingerenza criminale, peraltro su un tema importante come la tutela dell'ambiente. Non sorprende, purtroppo, perché è noto ormai che la criminalità organizzata ha da tempo messo radici nella nostra regione. Le indagini faranno il loro corso, ma all'aspetto giudiziario si affianca quello politico, e stonano molti silenzi di fronte alle gravi accuse ipotizzate» dice il consigliere regionale della Lega Marco Landi. Forza Italia chiede la commissione d'inchiesta: "Come Forza Italia, chiediamo formalmente l'istituzione di una Commissione regionale d'inchiesta sulle infiltrazioni della mafia e della criminalità organizzata in Toscana.
L'operazione che ha fatto emergere legami tra imprese, mondo politico e cosche della 'Ndrangheta nella nostra regione, è soltanto la punta dell'iceberg di un fenomeno che va avanti da diversi anni, con numeri sempre più inquietanti, come emerge puntualmente dai rapporti stilati da forze dell'ordine ed Istituzioni pubbliche" hanno dichiarato Marco Stella, capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, e Aldo Milone, responsabile Sicurezza del Coordinamento regionale di Forza Italia Toscana. Rincara Fratelli d'Italia: "Nemmeno a farlo apposta, mentre il Pd respingeva in consiglio regionale la nostra richiesta di istituire una Commissione permanente per analizzare studiare e contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata in Toscana, i carabinieri piombavano nel Palazzo della Regione e la politica toscana finiva per l’ennesima volta sulle prime pagine dei giornali" ha sottolineato Francesco Torselli, capogruppo in consiglio regionale di FdI.
"Insomma, mentre il Pd ci spiegava che in Toscana è inutile cercare commistioni tra politica e criminalità organizzata, la magistratura iscriveva nel registro degli indagati il Capo di Gabinetto di Eugenio Giani, Ledo Gori, il Dirigente della direzione ambiente della Regione Toscana, Edo Bernini, il consigliere regionale del Pd, Andrea Pieroni e la sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, per la quale gli inquirenti ipotizzano addirittura il reato di associazione a delinquere".
La certificazione dei contributi elettorali per la campagna di Eugenio Giani per le elezioni regionali 2020:
Giani e il Pd
"Il Partito democratico ripone tutta la propria fiducia negli organismi competenti che indagano sui fatti e ci auguriamo che la magistratura il prima possibile faccia chiarezza, anche a tutela delle tante aziende del comparto del cuoio che costituiscono un'eccellenza per l'economia della nostra regione e lavorano nel pieno rispetto delle regole" ha detto la segretaria Pd in Toscana, Simona Bonafè. " Abbiamo appreso delle accuse - prosegue Bonafe' - nell'ambito di questa indagine ad amministratori del nostro partito che hanno il diritto di poter dimostrare la correttezza del loro operato e verso i quali il nostro atteggiamento e' assolutamente garantista. Anche per questo vogliamo respingere le strumentalizzazioni della destra, su questa inchiesta giudiziaria cosi' delicata e ancora aperta, per attaccare un avversario politico". Ben più preoccupato è apparso il presidente Giani sul fronte infiltrazioni mafiose: "Mi preme sottolineare che valuteremo già nelle prossime ore tutti gli interventi opportuni affinché la Regione Toscana possa sviluppare, come ha sempre fatto, un'azione coerente e finalizzata ad evitare qualsivoglia pericolo di infiltrazione vista la capacità delle organizzazioni criminose di penetrare nei tessuti imprenditoriali anche nei nostri territori, che abbiamo il dovere di preservare". E sulle accuse di FdI di vicinanza tra Giani e l'Associazione conciatori dice Giani alla 'Nazione': "Tutto trasparente, tutto alla luce del sole. La dichiarazione dei contributi è stata firmata, lì ci sono tutti i nomi dei finanziatori".
Ledo Gori
«Ho sentito il mio assistito ed è molto colpito perché si ritiene completamente estraneo alle accuse. Speriamo di chiarire al più presto». Lo afferma l'avvocato Enrico Marzaduri, legale del capo di gabinetto del presidente della Regione Toscana Ledo Gori, indagato dalla Dda di Firenze con l'accusa di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. Per la procura, Gori si sarebbe reso disponibile a soddisfare le richieste dei vertici dell'Associazione conciatori di Santa Croce sull'Arno, in cambio dell'impegno da parte degli imprenditori di chiedere esplicitamente al candidato a presidente della Regione Eugenio Giani - estraneo alle indagini -, e poi allo stesso Giani come presidente eletto, di confermarlo nel suo incarico come capo di gabinetto.
Andrea Pieroni
“In relazione all'inchiesta in corso su illeciti penali ambientali in Toscana tengo a precisare che l'unico addebito che mi riguarda non ha niente a che vedere con il tema principale dell’indagine. Mi ritrovo indagato, infatti, per aver contribuito all'approvazione di un emendamento a una legge regionale in materia ambientale, peraltro avvenuta senza voti contrari nella seduta del Consiglio Regionale del 26 maggio 2020. Ho sempre operato nel rispetto della legge e nell’interesse delle istituzioni, in piena e totale trasparenza. Sono fiducioso nell’operato della magistratura e confido che la mia posizione sarà al più presto chiarita”.