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“Una botta, poi la cabina mi è venuta addosso”. Rosignano, parla il casellante sopravvissuto all’incidente

Gabriele Santoni al Tg1 ha ripercorso quei terribili momenti: “Sono pronto a tornare al lavoro. Mi sento molto fortunato rispetto a chi non potrà più farlo”

Rosignano (Livorno), 4 giugno 2024 – Ripercorre quei drammatici momenti ripensando soprattutto a quanto sia stato fortunato. “Io potrò tornare al lavoro, ma non dimentico le tre persone che non potranno fare altrettanto”. Gabriele Santoni era all’interno del casello autostradale di Rosignano nel momento in cui l’auto guidata da Robert Friendrich Fendt gli è piombata addosso, causando la morte di tre persone. Un drammatico incidente sul quale l’autopsia, prevista nei prossimi giorni sul corpo del 61enne tedesco, proverà a fare chiarezza.

L’ipotesi più accreditata è che la Honda guidata dall’uomo, e sulla quale viaggiava un’altra delle vittime – la moglie Cornelia Maria Schubert di 68 anni – sia piombata come un missile sul casello autostradale dell’A12 a Rosignano a causa di un malore che ha impedito a Fendt di frenare. L’impatto, inevitabile, è avvenuto a circa 150 km/h. 

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Santoni, ricoverato in ospedale e ancora scosso per quanto accaduto, ha parlato ai microfoni del Tg1. “Inizialmente ho pensato a un camion. Ho sentito una grande botta, poi la cabina mi è venuta addosso. Non ho fatto in tempo a vedere cosa fosse, ho messo le mani avanti e subito mi sono reso conto di non essermi fatto male. Sono uscito ed ho rassicurato tutti sul fatto che stessi bene. Purtroppo – dice il casellante – non è stato così per gli altri”.

Il casellante rimasto ferito nello scontro a Rosignano
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Santoni, nel momento dello scontro, era accanto alla coppia fiorentina. Davanti aveva la ragazza, mentre sul sedile del passeggero c’era Marco Acciai. "Ho provato a consolarla, ma era davvero sotto choc per aver perso il fidanzato”.

In fronte ha un taglio che ha richiesto 6 punti di sutura, ma presto tornerà al lavoro. “I primi giorni saranno strani, poi tutto tornerà come prima. Mi sento fortunato: poter tornare al lavoro – conclude Santoni – è una grossa differenza rispetto a chi non c’è più”.