REDAZIONE CRONACA

Il 12 luglio 2016, il giorno della strage dei treni in Puglia

Si scontrarono frontalmente due convogli che viaggiavano in direzioni opposte su un binario unico: ci furono 23 morti e 51 feriti

L'incidente ferroviario (foto Ansa)

Firenze, 12 luglio 2022 – Era il 12 luglio 2016, una giornata d’estate che si trasformò in tragedia. Esattamente alle 11.06 quando due treni della Ferrotramviaria, uno proveniente da Corato e l’altro da Andria, si scontrarono lungo la tratta ferroviaria Bari-Barletta. 

Le vittime del disastro furono 23. Ma il tragico incidente provocò anche il ferimento di 51 passeggeri. A bordo c’erano 84 persone, di cui quattro ferrovieri. I due convogli impattarono frontalmente perché viaggiavano su un binario unico in direzioni opposte. Un convoglio proveniva da Corato viaggiando verso nord-ovest, l’altro da Andria in direzione sud-est. Viaggiavano a una velocità comprese tra 94 e 101 km/h , e in quella specifica tratta era consentita una velocità massima pari a 110 km/h . L’impatto avvenne in una curva, in un terreno dove c’erano uliveti, e proprio per questo, visto che la visibilità era limitata, nessuno dei rispettivi macchinisti ha avuto il tempo di evitare la collisione azionando il freno di emergenza.

Non c’è stato dunque il tempo di accorgersi che un altro treno proveniva dalla direzione opposta, e di cercare di evitare il terribile schianto. Nell’incidente rimasero coinvolte di un convoglio le prime due e anche la parte anteriore della terza carrozza, mentre dell’altro treno la prima carrozza. Tra le vittime, entrambi i macchinisti, un capotreno e un dirigente di movimento fuori servizio.

Nasce oggi

Pablo Neruda nato a Parral il 12 luglio del 1904. Il suo vero nome era Neftali Ricardo Eliecer Reyel Basoalto, ed è stato in onore di Jan Neruda, scrittore e poeta ceco, che scelse Paolo Neruda come pseudonimo, nome che gli venne poi riconosciuto anche legalmente. Nel 1971 ha ricevuto il Premio Nobel per la letteratura. Gabriel Garcia Marquez lo definì “il più grande poeta del XX secolo, in qualsiasi lingua”. La sua poesia, spesso declamatoria, è intrisa di un’innegabile forza, sia nella tensione erotica che s’intreccia a una cupa angoscia esistenziale (Venti poesie d’amore e una canzone disperata, 1924), sia nell’esaltazione epica della civiltà precolombiana (Canto general, 1950). Il grande poeta e attivista cileno ufficialmente morì il 23 settembre 1973, come recita il referto medico, per un cancro alla prostata, ma emersero subito dei dubbi. Morì infatti a soli 12 giorni dal golpe militare che mise fine al governo di Salvador Allende portando al potere Augusto Pinochet. Sulla sua morte è stata aperta anche una inchiesta. Ha scritto: “Potranno tagliare tutti i fiori, ma non potranno mai fermare la primavera”.

 

Maurizio Costanzo