Elettra Gullè
Cronaca

Influenza australiana: sintomi e prevenzione. “Come distinguerla dagli altri virus”

Il virologo Pistello: “In Australia sono stati osservati sintomi più severi e un maggior numero di ospedalizzazioni. L’attenzione è alta. Fondamentale la vaccinazione, unita all’igiene delle mani”

Australiana: vaccinarsi è fondamentale

Primi casi di influenza australiana

Firenze, 16 ottobre 2024 - L’influenza australiana sta iniziando a manifestarsi anche in Italia. Come ogni anno, la stagione influenzale porta con sé domande su sintomi, prevenzione e rischi. Si tratta di un ceppo virale che ha colpito in modo significativo l'Australia durante la loro stagione invernale e che ora, inevitabilmente, riguarderà anche noi. Ne parliamo con Mauro Pistello, direttore dell'Unità Operativa di Virologia dell'azienda ospedaliera universitaria di Pisa.

Quali sono i sintomi principali dell'influenza australiana e in cosa si differenziano da quelli dell'influenza classica?

"I sintomi dell'influenza australiana non differiscono molto da quelli dell'influenza tradizionale: febbre superiore ai 38 gradi, tosse, raffreddore, occhi arrossati, dolori muscolari e articolari, soprattutto nella fase iniziale dell'infezione. Tuttavia, in base a quanto osservato in Australia, questi sintomi possono essere più severi e, quindi, portare ad una maggiore necessità di ospedalizzazione. L'influenza australiana è stata particolarmente contagiosa, tanto che si parla di una delle stagioni più aggressive degli ultimi dieci anni”.

Quali sono i virus influenzali che stanno circolando e cosa dobbiamo aspettarci?

"Quest'anno ci si aspettava la presenza di due grandi ceppi: H1N1, che è quello più comunemente noto e che preoccupava meno, e poi appunto H3N2, il ceppo responsabile della grande incidenza e aggressività registrata in Australia. Per questo motivo, c’è una particolare attenzione riguardo al suo ingresso in Europa”.

Qual è l'impatto sociale dell'influenza e quanto è importante la vaccinazione?

"L'influenza ha un impatto sociale notevole, con costi elevati. Ogni anno, in Europa, si registrano dai 4 ai 50 milioni di casi sintomatici, oltre a un numero pari a tre volte tanto di casi più lievi. Le morti associate all'influenza variano dai 15.000 ai 70.000, con il 90% di queste che riguardano i gruppi di persone più a rischio, per i quali la vaccinazione è fortemente raccomandata. I vaccini disponibili, ricordiamolo, oggi proteggono anche contro il ceppo australiano”.

Chi dovrebbe vaccinarsi e quali categorie di persone sono più a rischio?

"La vaccinazione è raccomandata per chi ha più di 60 anni e per le donne in gravidanza o che hanno appena partorito, poiché il vaccino protegge sia la madre che il neonato attraverso il trasferimento di anticorpi, anche durante l’allattamento. Altre categorie a rischio includono coloro che, pur avendo meno di 60 anni, soffrono però di malattie croniche. Ancora, è opportuno che si vaccinino gli operatori sanitari, le forze dell'ordine e chiunque lavori a stretto contatto con il pubblico. Anche chi lavora con gli animali dovrebbe considerare la vaccinazione, poiché esiste purtroppo, per i virus influenzali, la possibilità di salti di specie. La vaccinazione soprattutto contro l’influenza rappresenta un dovere sociale importante.”.

Quali misure di prevenzione, oltre alla vaccinazione, possiamo adottare per limitare il contagio?

"Oltre alla vaccinazione, consigliabile comunque a tutti, è fondamentale mantenere una buona igiene delle mani, poiché il virus può sopravvivere diverse ore su superfici comunemente toccate, come maniglie, carrelli dei supermercati e attrezzi da palestra. È inoltre consigliabile indossare mascherine nei luoghi affollati, specialmente per le persone fragili. In Italia, è attivo un sistema di sorveglianza epidemiologica che monitora non solo l'influenza ma anche altri virus, come il SARS-CoV-2 e il virus respiratorio sinciziale, aiutando a identificare quali virus circolano”.

Quando possiamo aspettarci il picco dell'influenza in Italia?

“Le statistiche suggeriscono che il picco influenzale in Italia potrebbe verificarsi durante le festività natalizie, quando solitamente si registra un aumento significativo dei casi”.