Firenze, 29 dicembre 2016 - 2017, anno decisivo per Firenze. Tra spinta finale alla tramvia e decisioni definitive su aeroporto e termovalorizzatore da una parte e vetrina internazionale e sempre più capitale culturale dall’altra. Il sindaco Nardella, al giro di boa del suo mandato, deve iniziare a portare a Palazzo Vecchio i primi risultati. «Orfano» del governo Renzi, punta a marcare ancora di più la sua linea come punto di riferimento dei sindaci italiani.
Sindaco Nardella, la notizia del G7 della Cultura è stata una piacevole sorpresa.
«Sono doppiamente felice per le decisioni assunte dai due governi. Ho condiviso fin dall’inizio l’obiettivo di Renzi di spostare il G7 in Sicilia, Firenze avrà comunque un ruolo di primo piano perché il G7 della Cultura, voluto da Franceschini, è il primo nella storia dei summit tra i Grandi. E avrà una rilevanza internazionale indubbia, costituendo per Firenze da una parte il riconoscimento del ruolo della città e anche dei recenti successi culturali, dall’altro un’opportunità da non mancare per realizzare questo nuovo Rinascimento».
Firenze metterà a disposizione i suoi luoghi simbolo.
«Il ministro mi ha chiamato prima del suo annuncio. Posso dire che condivideremo con lui tutti gli aspetti del summit. Avremo un incontro dopo le festività. Gli porterò alcune idee. A partire da Palazzo Vecchio che da alcuni anni è scenario di grandi incontri internazionali. Proporrò anche il complesso di Santa Maria Novella che, sia per la presenza ancora dei carabinieri che per la vicinanza alla stazione, rappresenta un luogo strategico, il Forte Belvedere come per il vertice dei ministri per la Cooperazione. E anche il Teatro dell’Opera».
Negli ultimi anni l’immagine internazionale di Firenze è all’apice, ma chi vive qui sa che i problemi non mancano.
«Io parto dal presupposto che Firenze quando è unita non ha rivali mentre perde terreno ogni qualvolta si fa dilaniare dalle divisioni interne e dalle battaglie tra Guelfi e Ghibellini».
Forse è venuto davvero il momento di cancellare interessi di parte e di pensare al bene collettivo.
«Vivo il mio compito di sindaco come uomo squadra: perciò ho conviviso con i tre principali attori della vita culturale ed economica della città, Fondazione Cassa, Camera di commercio e Università, sia l’obiettivo di creare un pool strategico per il G7 locale sia per dare corso all’agenda della città sulle opere principali, le grandi partite della città».
Una chiamata in causa senza se e senza ma.
«Sì, tutti si assumano le proprie responsabilità per dare la spinta ultima alla trasformazione della città, nessuno si tiri indietro».
I compiti?
La Fondazione Cassa ha presentato il suo piano ed è impegnata nella riqualificazione degli immobili come la caserma Cavalli, nel rilancio dell’Opificio delle Pietre dure e nella collaborazione per San Firenze; la Camera di commercio è protagonista con l’operazione Fortezza e per il potenziamento dell’aeroporto e in generale per tutte le infrastrutture utili allo sviluppo economico. L’Università è impegnata sul sistema ricerca e formazione anche legato alle imprese. E poi tutti siamo coinvolti a portare avanti l’agenda unitaria. Il Comune è in campo sulle grandi opere e per l’attuazione del Patto per Firenze».
A proposito di grandi opere, la tramvia va?
«Il 2017 di fatto è l’anno finale e anche il più impegnativo, poi l’inizio del 2018 è per i collaudi. Io voglio fare un grandissimo ringraziamento ai fiorentini che sono i primi protagonisti di questo successo perché fino ad oggi nonostante i moltissimi disagi, la città è andata avanti. Ormai le due linee stanno prendendo forma».
All’orizzonte c’è il nodo Valfonda. Che preoccupa parecchio
«E’ vero, gli Uffici della mobilità stanno mettendo a punto le migliori soluzioni. E’ il cantiere più complicato per la viabilità».
Il risultato finale è la rivoluzione della mobilità.
«Abbiamo calcolato che, compresa la linea 1, sulla tramvia saliranno 37 milioni di passeggeri all’anno, un impatto impressionante: meno traffico, meno smog».
Pasticciaccio Tav.
«Prima di tutto è bene sottolineare che il Comune, in questa partita, è comprimario; l’opera è strategica per il governo ed è finanziata da Ferrovie dello Stato. Io credo che una volta sciolto il nodo del sottoattraversamento con il via libera, rimane un unico nodo».
Quindi il sottoattraversamento si fa?
«Con la Regione c’è accordo e anche con Ferrovie».
Resta il nodo della stazione Foster.
«Ribadisco che c’è un vizio di fondo: noi abbiamo progettato tre linee di tram che confluiscono a Santa Maria Novella, tutto il trasporto su ferro va a Santa Maria Novella. Il cuore della Tav è stato pensato in un’altra stazione rompendo il sistema di trasporto metropolitano e regionale. C’è alla base, quindi, un nodo gigantesco».
Ce ne siamo accorti dopo 20 anni...?
«Se la Foster per tutta una serie di motivi si vuole, comunque, fare si devono necessariamente rispettare delle condizioni molto chiare per la città di Firenze e per la Regione. Primo: confermare la centralità di Santa Maria Novella.
Come?
«La maggior parte dell’Alta velocità deve poter continuare ad arrivare alla stazione centrale dove gravitano i pendolari regionali e i capolinee delle tramvie».
In superficie?
«Sì, in superficie»
E la Foster?
«Deve assumere il ruolo di stazione passante per evitare lo scavalco di Firenze. Con la compresenza di Campo di Marte. Come in passato avevamo Campo di Marte e Rifredi, due stazioni di appoggio a Santa Maria Novella».
E chi ferma alla stazione Foster come arriva alla stazione centrale?
«Con un collegamento vero: un people mover in modo che i pendolari non perdano tempo nel cambio stazione. La ‘Foster’ è utile solo a queste condizioni. Ma non solo: invece di fare lì un mega centro commerciale di 30mila metri quadri si mettano funzioni utili a quartiere e città come uffici, scuole, verde e perché no una stazione dei bus regionali. Queste sono le condizioni di utilità. Io la chiamerei Foster 2.0, diversa da quella progettata 20 anni fa».
Come andrà a finire?
«Noi siamo pronti a ragionare con Regione e Ferrovie subito dopo le Feste».