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Intestino e cervello: il ruolo cruciale del microbioma nelle malattie neurologiche

Uno studio coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa offre nuove speranze a chi soffre della sindrome da deficienza di Cdkl5 (Cdd)

Intestino e cervello: il ruolo cruciale del microbioma nelle malattie neurologiche

Pisa, 24 aprile 2025 – Un passo avanti sorprendente nella comprensione della sindrome da deficienza di Cdkl5 (Cdd), una grave malattia genetica rara che colpisce soprattutto le bambine, causando encefalopatia, epilessia resistente ai farmaci, gravi ritardi nello sviluppo e problemi visivi.

Un passo avanti nella comprensione della sindrome da deficienza di CDKL5 (CDD)
Da sin: Andrea Tognozzi, Elena Putignano, Paola Tognini, Sara Cornuti

Uno studio coordinato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, pubblicato sulla rivista Cell Reports, ha dimostrato per la prima volta un collegamento diretto tra l’alterazione del microbiota intestinale e i sintomi neurologici della malattia.

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Fino ad oggi, le terapie si erano concentrate esclusivamente sul cervello. Ora, però, l’intestino entra in scena come possibile nuovo bersaglio terapeutico. “È stato sorprendente scoprire un legame così stretto tra intestino e cervello in questa patologia. Guardare all’intestino per trattare una malattia neurologica non è più fantascienza”, commenta Paola Tognini, ricercatrice del Centro Interdisciplinare Health Science della Scuola Sant’Anna e coordinatrice dello studio.

I ricercatori hanno osservato che i soggetti affetti da CDD presentavano una composizione del microbiota intestinale profondamente diversa rispetto a quella dei soggetti sani, in particolare nelle fasi precoci dello sviluppo. Non solo: intervenendo sul microbiota alterato con una terapia antibiotica, si è registrato un miglioramento significativo delle risposte neuronali e del comportamento.

Il passo successivo ha fornito una prova ancora più forte. Trapiantando il microbiota “malato” da modelli CDD a modelli sani, questi ultimi hanno iniziato a sviluppare sintomi tipici della sindrome. Un dato che indica chiaramente come il microbiota alterato non sia solo una conseguenza, ma una delle cause dei disturbi neurologici.

“Questo ci apre una nuova strada – sottolinea ancora Tognini –. Potremmo modulare il microbiota con probiotici, diete mirate o trapianti, migliorando la qualità della vita delle pazienti e rendendo più efficaci anche le terapie esistenti”.

Lo studio è frutto di una collaborazione scientifica che coinvolge, oltre alla Scuola Superiore Sant’Anna, anche la Scuola Normale Superiore, l’Università di Pisa, il CNR e il Max Planck Institute di Berlino. Tra gli autori: Maria Grazia Giuliano (SSSA), Elena Putignano (CNR), Andrea Tognozzi (Unipi), Sara Cornuti (SNS) e Francesca Damiani, dottoranda e prima autrice dell’articolo.

“Abbiamo compreso quanto sia limitante guardare solo a un organo – conclude Tommaso Pizzorusso, direttore del laboratorio BIO@SNS –. Le malattie neuropsichiatriche vanno affrontate con uno sguardo sistemico, considerando anche l’intestino come parte attiva nel processo patologico”.

Lo studio è stato reso possibile anche grazie al sostegno delle famiglie riunite nell’associazione CDKL5 Insieme Verso la Cura, che da anni affiancano la ricerca con impegno e partecipazione attiva.