Firenze, 14 settembre 2023 – C’è chi ha visto qualcosa, dentro l’Astor, e ancora tace? Gli inquirenti sono da tempo convinti che ci sia anche un pesante velo di omertà che grava sugli ultimi atti di Kata dentro l’hotel occupato, il 10 giugno scorso. E’ vero che l’immagine delle 15.13 riprende la bimba che da sola scende verso il basso dell’edificio, diretta verso il piano terra o il cortile, ma è strano anche come degli oltre cento occupanti, nessuno abbia riferito di aver visto o sentito qualcosa di anomalo. Ieri, nell’incontro con i giornalisti, la mamma di Kata, Katherine, si è rivolta direttamente a Lidia, la rumena che aveva lo stesso ruolo del peruviano Carlos Palomino De La Colina, il "dueno" arrestato per il presunto racket degli affitti con Abel Argenis, lo zio indagato ora anche per il sequestro: un’"amministratrice" del burrascoso condominio, responsabile dei comportamenti dei suoi connazionali.
E ora che un rumeno è indagato per un borsone – sequestrato in occasione dello sgombero del 17 giugno, bagaglio di dimensioni compatibili con la stazza della piccola, alta poco più di un metro e di circa quindici chili di peso -, certi silenzi assumono una diversa connotazione.
"Mi rivolgo a Lidia, se sa qualcosa parli", ha detto senza tanti giri di parole mamma Katherine, tornata ieri mattina fuori dall’Astor assieme al marito Miguel Angel Romero Chicllo, e i legali Sharon Matteoni e Filippo Zanasi. Perché se da un lato, i due genitori sono pronti a mettere la mano sul fuoco nei confronti dei rispettivi fratelli ("Li conosco, so che hanno sempre detto la verità", ha dichiarato il padre della bimba), c’è una certa diffidenza verso gli altri tre indagati. Katherine ha riferito di non conoscere le due donne peruviane riprese dalle telecamere mentre, nel giorno della scomparsa di Kata escono con due trolley celesti, e di non sapere neanche chi è il rumeno del bagaglio dello stesso colore. Bagagli che, giorni dopo, sono rientrati nell’Astor e sono rispuntati nel giorno dello sgombero, e quindi sequestrati.
Contro i silenzi, poi, i genitori di Kata sono pronti a raccogliere fondi per l’istituzione di una ricompensa, "per chi dice la verità". Perché gli ultimi atti di Kata restano un buco, non colmato – almeno per ora – da nessuna immagine della bimba fuori dal perimetro dell’Astor. Non colmato neanche dalle dichiarazioni dei due zii, che martedì mattina hanno saputo di essere stati attenzionati. Dai verbali, si apprende che quel giorno, Kata viene custodita da entrambi: si è svegliata ed è stata vestita da Abel, poi ha giocato ed è salita nella camera di Edgar Marlon. Che alle 13.30 la vede con altri bambini in cortile, prima di addormentarsi.
Le mura dell’albergo nascondono ancora qualcosa? I genitori hanno fatto istanza alla procura per tornare in quel luogo: il 20 entreranno con il loro consulente, l’ex Ris Luciano Garofano. Sembrano dare poca importanza al sangue sui rubinetti delle tre stanze (104, 201 e 203) dove ha vissuto Kata e a cui avevano accesso anche gli zii ("Sappiamo da mesi che c’era"), ma vogliono rientrare nella loro "casa" per ascoltare le loro sensazioni. Dentro l’Astor torneranno anche gli inquirenti (un summit con anche questo all’oggetto è in programma domani), per fugare dubbi o corroborare ipotesi che prendono corpo. Come quella che qualcuno abbia fatto del male a Kata lì dentro.