STEFANO BROGIONI
Cronaca

Kata, in un video l’ultima pista: una donna con un fagotto appare dopo la scomparsa

Il 10 giugno dell’anno scorso la bambina peruviana spariva dall’ex hotel Astor occupato. Tante strade percorse dagli inquirenti senza risultato. Ora, un anno dopo, spunta un’immagine

Le ricerche di Kata

Le ricerche di Kata

Firenze, 11 giugno 2024 – All’ex hotel Astor volavano le bastonate per impossessarsi di una stanza. Eppure, al piano terra dell’albergo di via Maragliano occupato, c’era una camera vuota: la 104.

E’ passato esattamente un anno dalla scomparsa di Kata, ma è nelle ultime settimane che l’inchiesta sul giallo della bimba peruviana ha ripreso vigore. Grazie anche a quanto emerso dalle indagini che la mamma della bimba ha affidato alla criminologa Stefania Sartorini: è stata lei, durante la visione delle immagini delle telecamere in possesso dai carabinieri, a notare una sequenza di alcuni secondi oltre al tristemente noto filmato della bimba che scende le scale, l’ultima immagine “ufficiale“ della piccina.

In fondo alla rampa c’era infatti un gruppetto di persone, peruviani e rumeni. E Kata imbocca il corridoio. Che porta al cortile sul retro, sì. Ma affaccia anche su alcune camere. Compresa la 104. E’ la camera dove, prima dello sgombero, dormì un investigatore privato assoldato per qualche giorno dalla famiglia. A consegnargli le chiavi sarebbe stato il padre della bimba, Manuel Romero Chicclo, che il giorno della scomparsa di sua figlia era detenuto a Sollicciano. Dentro la 104, notò un involucro nascosto e lo segnalò ai carabinieri. Droga? No, dei cellulari, forse rubati. E dentro la 104, i carabinieri, con i reparti specializzati che hanno contribuito alla maxi inchiesta, hanno cercato tracce di Kata in tutti i modi.

Ma dalla visione delle telecamere di sabato 10 giugno, spunta un altro frame, quantomeno inquietante: una donna, probabilmente rumena anch’essa, che ha in mano un vistoso fagotto di lenzuola. Sono le 15.37 e sale le scale. Che fine hanno fatto quelle lenzuola?

Una domanda che dodici mesi dopo è ancora senza una risposta. L’indagine, ha riferito nei giorni scorsi il procuratore capo Filippo Spiezia, è imperniata su quattro ipotesi: dalla primissima, quella della vendetta legata al racket delle stanze - culminato in un tentato omicidio, secondo l’accusa di un procedimento giunto alcune settimane fa dinanzi al gip -, alla pista degli abusi sessuali.

Nel mezzo, quella del traffico di droga e dello scambio di bambina. Quest’ultime due ipotesi s’incardinano attorno alla figura di un’altra occupante dell’Astor, anch’essa peruviana. Madre di una bambina amica di Kata, a lei molto somigliante, ma anche legata a più soggetti che hanno fatto capolino in questo enigma. Alcuni mesi fa, la famiglia di Kata suggerendo l’ipotesi dello scambio di bambina, pensando proprio che il “bersaglio“ di una vendetta potesse essere questa donna. I genitori raccontarono in procura della storia della partita di droga sparita da un appartamento in cui, all’epoca, viveva proprio lei. Più recentemente la donna peruviana è stata richiamata in procura direttamente dal capo dell’ufficio, Filippo Spiezia. Dai verbali, che la consulente della mamma di Kata ha potuto consultare, emerge che la peruviana aveva avuto una relazione burrascosa con un rumeno, che usava minacciarla "di far sparire sua figlia".

Ieri, intanto, una parte (a dir la verità non troppo ampia) della comunità peruviana a Firenze si è presentata nel quartiere di San Jacopino, quello dell’Astor, per una manifestazione indetta dalla famiglia per ricordare i dodici mesi passati. Presente la madre Katherine ("Non conosco uno degli uomini del video, cercatelo", ha detto), il nonno paterno Adelfo, assenti inveci i due zii, Abel e Marlon, tutt’ora indagati per la scomparsa, e il babbo, da alcuni mesi rimesso dietro le sbarre.

Alla fine è stata soprattutto la presenza del candidato sindaco del centrodestra, Eike Schmidt, a catalizzare l’attenzione delle molte telecamere presenti. Del poco felice anniversario di ieri si è ricordata anche la Chiesa fiorentina.

“Cara Kataleya, manteniamo viva la fiamma della speranza, fino ad oggi siamo stati perseveranti e pazienti e continueremo ad esserlo, confidiamo sempre di riaverti con noi - ha scritto in una lettera aperta padre Juan Manuel Nunez Rubio, cappellano della comunità cattolica latinoamericana e vicedirettore dell’Ufficio de Migrantes -. I tuoi genitori, insieme a tutti noi, pregano e preghiamo per te".