STEFANO BROGIONI
Cronaca

Kata sparita un mese fa. La bambina diventata fantasma tra mille sospetti e piste fasulle

L’ultimo fotogramma è del pomeriggio del 10 giugno mentre rientra nell’ex hotel Astor. Nessuna richiesta di riscatto alla famiglia. La criminologa Bolzan: "Ipotesi vendetta"

Firenze, 10 luglio 2023 – Era il 10 giugno, esattamente un mese fa. Quel pomeriggio di quasi estate si è inghiottito la piccola Kata, cinque anni, figlia di peruviani che occupavano l’hotel Astor di Firenze: un mistero che di giorno in giorno di fa più fitto.

Un rapimento, forse. Ma da quel giorno, tra le migliaia di segnalazioni - nessuna però concreta -, nessuna rivendicazione o richiesta alla famiglia. Ad infittire il mistero, anche le telecamere: i carabinieri, guidati dalla Dda (che ha aperto un fascicolo per sequestro di persona a scopo di estorsione) non hanno trovato segni del passaggio della piccina nelle immagini cercate in oltre 1500 telecamere cittadine. Anche l’immobile, sgomberato lo scorso 17 giugno, è stato rivoltato come un calzino. Ma della bimba nessuna traccia, dopo che è stata cercata perfino nelle fogne. Forse, la chiave è comunque dentro l’Astor. Ambiente tumultuoso e omertoso, che gli inquirenti stanno continuando a cercare di penetrare.

Dottoressa Flaminia Bolzan, esattamente un mese fa a Firenze, è scomparsa Kata. Che idea si è fatta di questa vicenda?

"È una bruttissima storia, una scomparsa avvenuta in contesto difficile, nel quale non è agevole orientarsi. Ad oggi certamente è inipotizzabile che possa trattarsi di un incidente o di un allontanamento casuale. Con ottime probabilità Kata è stata portata via da qualcuno e sfortunatamente quando i minori vengono sottratti le piste più accreditate sono quelle relative alla pedofilia, allo sfruttamento per fini sessuali o altro, oppure i ricatti nei confronti dei familiari. Bisogna però capire se Kata è stata “convinta” ad allontanarsi oppure è stata prelevata forzosamente, tenendo presente che nel momento in cui è sparita con lei non c’era nessun adulto".

Le indagini si sono concentrate sul contesto in cui la bambina abitava: un hotel occupato in cui esisteva un racket per gli affitti delle stanze e una violenta guerra fra le comunità presenti. Può maturare da qui il gesto nei confronti di Kata?

"Non possiamo assolutamente escluderlo, tenendo anche presente ció che è accaduto nelle settimane precedenti la scomparsa della bambina, l’uomo precipitato dal terzo piano mentre cercava di sfuggire ad una aggressione. Non sembrano essere giunte alla famiglia di Kata richieste di denaro, ma non possiamo non ipotizzare che potesse essere proprio Kata stessa il “valore” per chi la ha presa. Questo chiaramente renderebbe lo scenario ancor più torbido e complesso, ma in un contesto decisamente borderline gli scenari da considerare sono molti soprattutto alla luce del fatto che 30 giorni sono un lasso di tempo davvero ampio nell’arco del quale, laddove i rapitori avessero avuto a pretendere del denaro dalla famiglia, in qualche modo questa sarebbe già stata contattata".

A Firenze ci sono oltre 1500 telecamere pubbliche, più tutti gli impianti privati, eppure non risulta, per quanto si sa, nessuna immagine utile alle indagini. Come possiamo interpretare questo dato?

"Chi ha portato via la bambina probabilmente era a conoscenza della presenza di telecamere intorno all’ex Astor, per quanto attiene gli altri dispositivi presenti sul territorio credo che con ottime probabilità Kata sia stata immediatamente portata in un luogo “chiuso”, a riparo da occhi indiscreti, umani e non".

La procura indaga per sequestro di persona. Nelle comunità latine c’è questa “tradizione” criminale?

"Nei paesi dell’America Latina si, donne e minori spesso vengono sottratti alle famiglie per traffici legati allo sfruttamento sessuale e alla vendita di organi. Per quanto riguarda il caso di Kata, tuttavia, dobbiamo ragionare a mio avviso tenendo conto delle rivalità presenti all’interno dello stesso Astor tra le comunità di peruviani, romeni ed equadoregni non tralasciando la possibilità di considerare il sequestro non come un qualcosa di “strumentale”, ovvero volto all’ottenimento di un riscatto, ma piuttosto come una sorta di “vendetta” che è un qualcosa di non infrequente nelle guerre tra bande".