CARLO BARONI
Cronaca

La faccia buona del maledetto Keu: c’è un progetto per renderlo utile

La sostanza al centro dell’inchiesta giudiziaria sulle terre avvelenate può diventare un ottimo sorbente. Consorzio Aquarno e Università di Pisa: "Si trasforma in materiale da inserire nei filtri delle aziende"

Analisi in laboratorio

Analisi in laboratorio

Santa Croce (Pisa), 13 ottobre 2023 – C’è una seconda vita per il Keu, finito due anni fa al centro dell’inchiesta della procura antimafia sulle terre avvelenate. Può diventare un ottimo sorbente. E dare così una mano alle concerie per abbattere le emissioni di composti organici volatili che, nel solo distretto c di Santa Croce sull’Arno, sono stimate in circa cinque tonnellate l’anno. E per il loro recupero e riutilizzo sotto forma di solventi, indirizzandoli poi alla pulizia delle macchine. I composti organici volatili derivano dai processi di rifinizione e verniciatura dei pellami, e sono un doppio problema: inquinamento dell’aria e alto consumo di acqua. Ecco quindi il progetto ReVOC4Life – presentato ieri al Consorzio Aquarno Spa e finanziato dalla Comunità europea – e che, tra altri soggetti, vede in campo il dipartimento di ingegneria civile ed industriale dell’università di Pisa.

Un progetto con un budget complessivo di oltre 3 milioni di euro. Sotto la lente, appunto, le capacità assorbenti del Ke u, e quelle di emulsioni olio e acqua per l’abbattimento dei solventi organici volatili che vengono utilizzati in tanti ambiti industriali come il conciario. "Per quanto riguarda il Keu – spiega la professoressa Maurizia Seggiani dell’ateneo pisano – abbiamo visto che dopo un ulteriore trattamento di pirolisi, raddoppia la sua area superficiale e questo ne migliora le capacità assorbenti".

Il Keu, con questo processo, diventa più spugnoso e può diventare un materiale da inserire nei filtri che, nel caso delle concerie, si trovano a valle delle cabine di verniciatura. Quanto Keu idrolizzato può finire in un’azienda per svolgere questo nuovo ruolo? Nelle aziende piccole ne serviranno circa 3 tonnellate l’anno. In quelle grandi, come Bcn – che partecipa alla sperimentazione e che ha ospitato il prototipo – si potrebbe arrivare fino a 20 tonnellate l’anno. E il keu esausto? Sarà riprocessato e pirolizzato a temperature più alte per valorizzarlo di nuovo.

Andrea Giachi, direttore tecnico del Consorzio Aquarno sottolinea come il progetto abbia l’obiettivo "di incrementare la sostenibilità dei processi produttivi impiegando allo stesso tempo dei prodotti di scarto come i fanghi di depurazione o oli esausti". Il Keu, dunque, invece di essere smaltito si gioca un’altra carta nell’economia circolare del distretto della pelle e del cuoio – area con 450 aziende che valgono due miliardi di fatturato – e, potenzialmente, potrebbe trovare applicazione anche in altri comparti produttivi. Entro fine anno sarà realizzato il forno per la pirolisi in Ecoespanso, dove i fanghi conciari diventano Keu. I risultati nel 2025.