Firenze, 19 gennaio 2022 - Francesco Lerose, l’imprenditore ritenuto vicino alla cosca calabrese Grande Aracri di Cutro, avrebbe accumulato un “tesoro“ del valore di cinque milioni di euro smaltendo rifiuti senza rispettare le regole. Tra questi anche il keu, l’oggetto dell’inchiesta scandalo della Dda di Firenze che ha travolto i conciatori di Santa Croce e avvicinato pericolosamente la politica a una zona grigia dove, secondo i magistrati, domina il malaffare, in danno anche della salute. Lo scarto della produzione conciaria, transitato dagli impianti di Bucine e Pontedera delle società che fanno capo a Lerose, sarebbe finito in sottofondi stradali, terreni agricoli, perfino acquedotti, oggi in corso di bonifica.
Macchinoni, società, terreni, immobili concentrati nella zona di Pergine Valdarno e giù, nel Crotonese: da ieri mattina, l’imprenditore che nei mesi scorsi era finito anche in carcere (ma ora non lo è più) è il bersaglio di una misura di prevenzione emessa dal tribunale di Firenze. A eseguire materialmente il sequestro, gli uomini della Dia di Firenze, i carabinieri del Noe, Ros e forestali del Nipaaf. "Il provvedimento eseguito - spiegano gli inquirenti - va ad assicurare che il patrimonio che sarebbe stato illecitamente accumulato non venga disperso ed è frutto della strategia di contrasto dei reati improntato sull’approccio del “follow the money”, ovvero inseguire l’ingiusto profitto delle attività illecite, ed è finalizzato a garantire la sottrazione dei patrimoni provento di reato, oltre ad assicurare strumenti per rimediare in via equivalente ai danni causati all’ambiente e ai terzi". Prossimo appuntamento, l’udienza che dovrà decidere sulla sorveglianza speciale.
Lerose è la figura centrale dell’inchiesta sviluppata dai pubblici ministeri Giulio Monferini ed Eligio Paolini: un presunto anello di congiunzione tra quel mondo imprenditoriale che a lui si rivolgeva per smaltire a buon mercato il keu, risparmiando su ogni tonnellata che altrimenti avrebbe dovuto essere conferita in discarica, e gli esponenti delle cosche calabresi che allungano i loro tentacoli sulla Toscana.
L’impianto di Lerose avrebbe ceduto il Keu all’impresa che stava costruendo la 429 di Empoli, materiale poi usato per riempire gli scavi, inquinando e facendo tuttora temere contaminazioni dei pozzi. Ma non solo. «Questo sequestro è in continuità con l’inchiesta Keu e dimostra che nonostante sia piombato il silenzio sul caso, il lavoro di chi indaga continua. I rifiuti rimangono qualcosa che piace ai mafiosi e secondo le nostre analisi, in Italia e pure in Toscana ci sono il 95% di probabilità per gli imprenditori puliti di imbattersi in gruppi criminali. Siamo quindi in una situazione di Red Alert. Battiamo un colpo e non sottovalutiamo la situazione", dichiara Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto. "La nostra regione, con il suo ciclo dei rifiuti incompleto - dice la deputata di Forza Italia Erica Mazzetti -, fa gola e le infiltrazioni sono sempre maggiori, come dimostrano anche gli sviluppi odierni dell’inchiesta keu, per la quale ho già chiesto una commissione d’inchiesta parlamentare alla Camera così da far luce sul ciclo dei rifiuti, le infiltrazioni e sovrapposizioni tra politica e mafie".
Stefano Brogioni