REDAZIONE CRONACA

La cultura della sicurezza parla rock: la rivoluzione comunicativa di Stefano Pancari

Ideatore di Rock’n’Safe, attraverso la webzine, i suoi show sui palchi di teatri e festival, con le sue partecipazioni nei media e il libro Looks That Kill, sta divulgando in modo innovativo la cultura della sicurezza

Stefano Pancari

Stefano Pancari

Firenze, 6 settembre 2022 - Sovvertire il percepito della sicurezza nelle persone. Per farlo Stefano Pancari, Rebel Safety Thinker da oltre vent’anni impegnato nella divulgazione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro, ha messo in atto un modello comunicativo rivoluzionario.

Le notizie di cronaca, da una funivia che crolla ad un macchinario che divora una persona, stentano a sembrare reali ed è disarmante l’immobilismo a cui assistiamo nei confronti della cultura della sicurezza. “Ci comportiamo in modo sicuro non perché abbiamo paura di morire, ma perché amiamo così tanto la vita da volerla preservare fino in fondo”. Per questo Pancari ha scelto “uno stile comunicativo rock”. “C’è bisogno di dare una rinnovata percezione di cos’è la sicurezza – spiega Pancari -. Per questo dobbiamo trovare il coraggio di interrompere lo schema comunicativo a cui siamo stati abituati trattando questo tema sociale così importante”. Questo è lo scopo che lo ha visto illuminare il Ponte Vecchio con una videoinstallazione che fosse un messaggio sulla cultura della sicurezza e sono numerosi i suoi interventi, dalle scuole ai palchi dei teatri come al Brancaccio di Roma.

Questo approccio è sfociato in un progetto nato nel 2018 denominato Rock’n’Safe. Con l’inizio della pandemia il progetto ha trovato sfogo in un magazine online che, 365 giorni all’anno, pubblica contenuti non convenzionali per generare appeal nei confronti, non solo della sicurezza sul lavoro, ma anche sulla sicurezza stradale e, più in generale dell’educazione civica. Ogni giorno sono pubblicati articoli e interviste di manager e lavoratori, ma anche personaggi dello spettacolo, dai Litfiba a Massimo Cotto, Enrico Ruggeri, Saturnino e tanti altri.

Tutti aggiungono la propria voce a quel megafono che urla al mondo che non c’è niente che valga più della nostra pelle. Non solo interviste, ma anche vignette, giochi e arte perché la cultura della sicurezza è un bene collettivo di cui tutti ci dobbiamo interessare in qualsiasi forma. Da quest’esperienza è nato un progetto chimera denominato ‘Looks That Kill’ (Edito EPC Editore), e il titolo del libro è un chiaro omaggio alla rock band Motley Crue. “La scelta è stata quella di narrare la cultura della sicurezza attraverso una dark novel a fumetti proprio per rimarcare l’assurdità di ciò che ci accade attorno”. Protagonista è Steo, che nelle 200 pagine del volume, affronta la ‘Bestia’ che non è nient’altro che la nostra cultura cibata dalle nostre convinzioni, regole e comportamenti. Ad arricchire il libro sono presenti le firme dell’autore e professionista Denis Murano e del giornalista Antonello Piroso per le prefazioni. Stefano Pancari, com’è nata l’idea di questa rivoluzione comunicativa? “Il punto di partenza è dato dalla cronaca: oltre 600mila infortuni l’anno e 1000 morti sul lavoro stanno a significare che sulla cultura della sicurezza c’è molto ancora da fare. La domanda che allora dobbiamo porci è: perché in Italia siamo ancora culturalmente così arretrati? Se un messaggio non arriva, tante volte è per un demerito nella comunicazione da parte delle istituzioni e degli addetti ai lavori. In modo burocratico si parla del fatto che c’è da rispettare quella determinata legge, che se non si rispettano le regole si incorre in multe ecc. Ma in questo mondo non si creerà mai appeal tra la persona e questo tema così importante. Quando parlo di ‘rivoluzione comunicativa’ intendo il voler sovvertire il paradigma che c’è stato fino ad ora nel parlare di sicurezza. Ossia: una volta ben note le norme di legge, che sono importantissime, bisogna arrivare alle persone con un altro tipo di messaggio, capace di dare una nuova veste al messaggio di sicurezza, con aneddoti derivanti dalla musica piuttosto che dalla storia corrente. E questo perché la programmazione neurolinguistica ci insegna che se creiamo delle neuro-associazioni positive tra il messaggio e la mente delle persone, quel messaggio resta di più nella memoria. Dietro il mio progetto c’è dunque uno studio comunicativo che vuole far penetrare il messaggio di sicurezza nella mente della gente”.  

Ci fa un esempio?

“C’è un articolo del decreto 81 che riguardo agli obblighi che i lavoratori devono rispettare, esordisce con un’espressione bellissima: “Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute, della propria sicurezza e di quella delle altre persone”. Ma essendo incastrato in un articolo di legge, non dà un ‘sapore emotivo’. Nel nostro progetto, dove c’è anche un album rock, la stessa frase è stata parafrasata in una canzone, in cui parliamo di quanto sia importante avere rispetto della nostra vita e di quella altrui. Anche se il concetto rimane lo stesso, gli viene dato una musicalità tale per cui parliamo all’emotività delle persone, spostandoli da quello che è il loro percepito. Salute e sicurezza sono i pilastri di ciascuno di noi e non prendersene cura è pura follia”.

Ci parla del progetto Rock’n’Safe?

“Nasce qui a Firenze, perché nel 2017 avevo regalato un messaggio di sicurezza con una video installazione su Ponte Vecchio, che ha avuto una grande risonanza. L’anno successivo organizzai un evento all’Hard Rock Cafe, con 300 ragazzi dell’Istituto Saffi e dove parteciparono l’artista Clet, Orlandini della Bandabardò e altri. In quell’occasione abbiamo interagito coi ragazzi non solo con la musica, li abbiamo infatti anche spronati a disegnare cosa volesse dire per loro sicurezza. Abbiamo così annientato tutti i paradigmi del classico corso di formazione. Poi, durante la pandemia, per forza di cose, abbiamo iniziato a veicolare i nostri messaggi attraverso il web, attraverso interviste e artisti. E questo per far passare il messaggio che la sicurezza è un bene comune, e come dice Ghigo dei Litfiba, quel che conta è portare la nostra pelle sana e salva a casa. Rock’n’safe è anche eventistica e in questo contesto nasce Looks That Kill’

Qual è l’obiettivo di Looks That Kill?

“Dalla morte di Luana in Toscana, alla caduta della gru a Torino, tutte queste tragiche notizie a me sono sempre sembrate surreali: non è possibile che possa accadere una cosa del genere. Ed ecco che riflettendoci su, ho voluto scrivere un libro che calcasse molto il concetto del surreale. E cosa c’è di meglio di una dark novel raccontando tutto attraverso il comics? È così che è nato questo libro che uscirà il 16 settembre. E dal momento che per tanti decenni la musica rock si è occupata di temi sociali, grazie all’interazione che ho con alcuni musicisti, è nata anche l’idea di creare un album in cui si parlasse della sicurezza, dell’educazione civica, della relazione a volte conflittuale che abbiamo con la vita. Così è venuto fuori anche un album che fa da colonna sonora al libro, ed è nato anche un vero e proprio show. Invece del corso di formazione, noi dunque portiamo in teatro la cultura della sicurezza, attraverso la musica rock che è contenuta nell’album, con in mezzo monologhi e speech, arricchiti da dei fondali in movimento che richiamano il fumetto. La premiere si terrà il 22 settembre a Bergamo, ma spero vivamente di portare questo spettacolo a Firenze il prima possibile. L’idea è quella fare un tour con una data speciale a Firenze”. Stefano Pancari è la safety rockstar che si impegna a tatuare i valori della sicurezza nella cultura della nostra Società. Esperto di Health & Safety ha dato vita alla rebel safety communication, un approccio del tutto rivoluzionario a questi temi, convinto che il dovere rivolto al rispetto delle leggi possa essere sostituito da un must di stampo etico. Ideatore di Rock’n’Safe, attraverso la webzine e i suoi show sui palchi di teatri e festival e con le sue partecipazioni nei media, è un pensatore che si ribella allo status quo di coloro che si comportano come se avessero un contratto a tempo indeterminato con la vita, convinti che tanto non succederà mai niente. Ma come sappiamo, purtroppo le cose non succedono fino al giorno in cui succedono. Maurizio Costanzo