I 165 anni de La Nazione. Quando Carlo Collodi raccontò il tripudio per il plebiscito toscano

Nel marzo 1860 l’articolo sulle feste per l’unione dell’ex Granducato al Regno di Vittorio Emanuele II. Quella pagina di storia sarà riletta oggi da Daniela Morozzi durante le celebrazioni per il compleanno del giornale

Daniela Morozzi

Daniela Morozzi

Radici solide e robuste, ben ancorate negli anni dell’epopea risorgimentale e del sogno di un’Italia libera e unita, ma lo sguardo saldo e rivolto verso un futuro che parla il linguaggio di internet, dei social e schiude gli orizzonti della frontiera digitale.

E’ con questo spirito che La Nazione, il giornale più antico d’Italia, fondata a Firenze il 19 luglio 1859, apre oggi le celebrazioni per i suoi 165 anni di vita e di storia, trascorsi ogni giorno a tu per tu con la cronaca, a raccontare fatti e protagonisti delle nostre città. Un programma di iniziative che proseguirà nei prossimi mesi coinvolgendo tutte le redazioni e realtà locali della nostra area diffusionale (Toscana, Umbria e provincia de La Spezia): i vari appuntamenti saranno illustrati oggi pomeriggio dalla direttrice di Qn La Nazione, il Resto del Carlino e Il Giorno, Agnese Pini nel corso di un evento al Forte Belvedere di Firenze. L’incontro sarà aperto dall’attrice Daniela Morozzi che leggerà un brano dell’articolo scritto su La Nazione da Carlo Collodi nel marzo 1860 per raccontare i festeggiamenti dopo l’esito del plebiscito con il quale la Toscana scelse di unirsi al regno di Vittorio Emanuele II di Savoia. L’incontro offrirà anche l’occasione per un confronto tra Agnese Pini e Alessandra Sardoni, inviata TgLa7 su evoluzione e ruolo dell’informazione.

Da non perdere per i nostri lettori l’appuntamento in edicola venerdì 19 luglio, quando in abbinamento gratuito con La Nazione verrà distribuito l’inserto speciale di 128 pagine dedicato alla storia del nostro giornale.

ll programma delle celebrazioni è sul sito lanazione.it/165anni. Il progetto vanta il patrocinio dei Comuni di Firenze, Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Pisa, Prato e Viareggio e gode del sostegno di Banca Centro – Credito Cooperativo Toscana-Umbria, Beyfin, Chimet, Comune di Fabbriche di Vergemoli e Comune di Molazzana, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Fondazione CR Firenze, Fondazione CariSpezia, Fondazione Pisa, Idrotherm 2000, Opera della Primaziale Pisana, Publiacqua, Comitato Pucciniano, Regione Toscana, Toscana Aeroporti, Unicoop Tirreno e Unoaerre. (Guglielmo Vezzosi)

Firenze, 18 luglio 2024 – A lungo collaboratore de La Nazione, lo scrittore e giornalista Carlo Lorenzini, celebre come Carlo Collodi, fu anche colui che raccontò per il nostro quotidiano lo storico momento dell’unione del Granducato Toscano al Regno di Vittorio Emanuele II.

A ricordare quell’evento, salutato dai toscani con un plebiscito, sarà oggi l’attrice Daniela Morozzi, in occasione dell’appuntamento per festeggiare i 165 anni di storia de La Nazione.

Che effetto fa rileggere oggi quelle pagine di Collodi?

"E’ bellissimo, specialmente in un momento di ’autonomia differenziata’ in cui l’Italia pare tornare a dividersi. Collodi, con la forza della sua scrittura, restituisce l’entusiasmo e l’importanza di un evento come l’unione della Toscana al Regno sabaudo. Ma allo stesso tempo ci racconta uno spaccato di un’epoca, la gioia popolare, dove emerge un Collodi oltre che politico, profondamente italiano".

Era il 1860...

"Sì, e molte cose sono cambiate da allora. Ma per molti aspetti La Nazione è rimasta un giornale popolare nel senso migliore del termine, con voci plurali, dove nel tempo si sono alternate le firme di intellettuali, scienziati, storici, politici, che hanno accompagnato la storia del nostro Paese. Un quotidiano che ci ha tenuto compagnia di decennio in decennio e che ancora oggi abbiamo accanto ogni mattina insieme al caffè".

Com’è l’estate di Daniela Morozzi dal punto di vista professionale?

"Densa di impegni, tutti belli. A cominciare da domani quando sarò a San Gimignano per leggere alcuni brani, insieme a Lorenzo degli’Innocenti, del romanzo edito da Mondadori “Ogni storia d’amore è una fine“, un libro scritto a quattro mani da due autori che si firmano con uno pseudonimo. Un testo molto affascinatane e seducente".

E poi, ancora teatro?

"Come no, il 23 luglio sarò alla biblioteca di Sesto Fiorentino con “Le ragazze di San Frediano“, del mio adorato Vasco Pratolini".

Adorato perché?

"Intanto perché ha una scrittura bellissima, e poi soprattutto perché racconta Firenze come nessun altro. Con i suoi romanzi ricostruisce l’Italia del dopoguerra, con pregi e difetti del nostro popolo. E’ un lavoro a cui tengo molto e che porto in scena insieme ad Anna Meacci e Chiara Riondino. E’ stato il testo che abbiamo iniziato a fare durante la pandemia, per protesta, davanti ai teatri chiusi e che poi ha cominciato a girare e continua a farlo con successo".

Il vostro trio sembra collaudato.

"Vero, con Anna Meacci e Chiara Riondino portiamo in scena anche lo spettacolo “Il corpo“, tratto dal romanzo di Riccardo Nencini “Muoio per te“, dedicato al delitto Matteotti, in cui si racconta dal sequestro al ritrovamento del cadavere dell’antifascista socialista, visto con gli occhi di quattro donne che in modo diverso furono protagoniste di quel periodo. Sono Velia, moglie di Matteotti; Margherita Sarfatti, amante-consigliera di Mussolini; Giulia Schucht, consorte di Gramsci e Anna Kuliscioff compagna di Filippo Turati. Un testo molto commovente che abbiamo appena presentato al Senato alla presenza delle nipoti di Matteotti".

E le vostre “Piccole donne?“,

"Anche quello prosegue ed è una grande gioia rileggere oggi quel romanzo che rimane uno dei testi di formazione più venduti".

Olga Mugnaini