REDAZIONE CRONACA

La Pasqua degli ortodossi, un annuncio di vita nell'ombra della guerra

La composita realtà delle comunità ecclesiali in Toscana

Una celebrazione ortodossa (Imagoeconomica)

Firenze, 17 aprile 2023 - Con circa 74 mila presenze i romeni rappresentano più del 18 per cento dei 400 mila stranieri residenti in Toscana. Gli ucraini sono invece 10 mila e 600. Circa tremila i russi. 500 i bielorussi, più di 4 mila i moldavi (Moldavia che comprende anche la Transnistria). Tutti sono prevalentemente ortodossi e domenica 16 aprile, seguendo un calendario diverso da quello della Chiesa cattolica e di altre confessioni cristiane, hanno festeggiato la Pasqua, la festa delle feste per i seguaci di Gesù, che ha vinto la morte ed è risorto. Questo è il cuore dell'annuncio pasquale, che investe in questa giornata insieme a romeni, russi e ucraini, anche molti fedeli di altre nazionalità dell'Europa orientale: ben 4800 georgiani, 1300 serbi, non pochi dei 2700 bulgari, circa 600 greci e 50 ciprioti. Per completezza di dati la festa è stata celebrata anche dai copti egiziani ed etiopi. E' una Pasqua dolorosa, perché l'annuncio di vita avviene mentre la guerra trascina nel gorgo russi e ucraini, le chiese sono state bombardate, si nazionalizza la politica verso le comunità ecclesiali, con un'escalation che si tema possa investire i territori più vicini, su cui grava questa ombra. Ma anche per questo a Firenze, che ha la più alta concentrazione di stranieri rispetto alla percentuale complessiva, a Prato e a Pistoia, come anche nelle altre cittadine, i fedeli hanno riempito le chiese di riferimento per la veglia notturna. In quella di San Nicola a Firenze pregano sia russi che ucraini. Non è un dato univoco, perché la famiglia ortodossa, in questa stagione molto divisa, fa riferimento a patriarcati diversi, in particolare a quello di Mosca e a quello di Costantinopoli, e si compone di autocefalie (cioè che si amministrano autonomamente). La situazione in Ucraina si è comprensibilmente aggravata. L'unica buona notizia visibile di questa domenica è lo scambio di prigionieri tra russi e ucraini. Ma c'è una misteriosa profondità della fede che supera le distinzioni, che agisce a un livello popolare senza lasciare irretire dalle lotte gerarchiche e nazionaliste. Lì si sente più forte una chiamata all'unità e alla pace: “Khristò svoskrés!” (Cristo è risorto), di ripete nella Pasqua e chi riceve l'annuncio risponde “Voistinu voskrés!” (veramente è risorto!). Michele Brancale