MANUELA PLASTINA
Cronaca

La ricetta dei medici: “Stop piccoli ospedali: usiamoli per smaltire le lunghe liste di attesa”

Le sigle dei camici bianchi: “Una misura iniqua quella votata in Regione. Non colpisce i redditi più alti e incentiva le fughe degli specialisti”

Il dottor Gerardo Anastasio

Firenze, 21 dicembre 2023 – “Aumentare l’Irpef per ripianare il deficit di bilancio della sanità toscana? Una vessazione per i contribuenti e un invito per i medici a fuggire dal pubblico”. L’intersindacale toscana di medici, veterinari e dirigenti sanitari, boccia la soluzione regionale di aumentare l’addizionale per i redditi superiori ai 28 mila euro per sostenere il sistema sanitario pubblico. I rappresentanti sindacali temono un’ulteriore disaffezione dei professionisti e il concreto rischio di fughe dal servizio sanitario nazionale.

Ma, secondo tutte le sigle sindacali che riuniscono le professioni sanitarie, una soluzione diversa c’è ed è una ricetta composta da vari strumenti per gestire meglio le criticità economiche, fra cui razionalizzare la rete ospedaliera e governare il territorio per evitare gli accessi impropri al pronto soccorso. Proposte a cui ha risposto il governatore Eugenio Giani: "Con me presidente non chiuderemo neppure un ospedale. Sull’eccessivo ricorso al pronto soccorso condivido: servirà una migliore lettura”. I sindacati chiedono un confronto immediato tra i vertici amministrativi-politici e chi la sanità la vive in prima linea come, appunto, le professioni mediche. Vogliono poter dire la loro prima di scelte economiche che coinvolgono tutti, come spiega Gerardo Anastasio, segretario regionale Anaao.

Dottor Anastasio, perché non approvate la soluzione proposta dalla Regione?

"Perché serve solo per ripianare i deficit di bilancio immediati, rispondendo a interessi dell’azienda, ma non può essere una soluzione condivisa per vari motivi, a partire dall’atteggiamento del governo, che l’anno scorso aveva previsto il payback (norma discutibile) a bilancio, quest’anno non più. A fronte di un definanziamento da parte del sistema sanitario nazionale per cui abbiamo fatto recentemente sciopero, bisogna non sprecare risorse. Invece succede".

Temete una disaffezione da parte dei medici e il rischio fuga dal sistema pubblico.

"Abbiamo firmato solo mercoledì un contratto scaduto più volte, ottenendo 250 euro mensili lordi di aumento. La Toscana ci dice che ce ne toglierà 90, vista la nostra fascia di reddito. Come facciamo a non disaffezionarci, a non puntare ad andare via di fronte a un sistema che ci ha chiamato eroi e non ci sostiene né incentiva mai?".

Quali soluzioni invece sarebbero più idonee per voi per appianare il bilancio?

"Bisogna avere il coraggio di mettere mano alla riorganizzazione della rete ospedaliera: non si tengono gli ospedali più piccoli aperti per motivi politici. E’ uno spreco di risorse per pochi posti letto, con medici che si sentono emarginati. Non dico di chiuderli, ma di convertirli a ospedali di prossimità e alla gestione della cronicità. E bisogna rivedere il sistema degli accessi impropri al pronto soccorso, usato dai cittadini per aggirare l’ostacolo di attese di prestazioni troppo lunghe. Da razionalizzare poi l’acquisizione dei dispositivi e dell’alta tecnologia: non va lasciata alle velleità politiche territoriali o dei singoli professionisti, ma garantita da un progetto di governo clinico regionale efficiente e sostenibile".

Ci sono altre priorità?

"Bisogna avvisare con decisione un piano di digitalizzazione adeguato alle necessità degli operatori, predisporre una programmazione regionale che eviti che i pazienti con cronicità evolutiva ad esito infausto convergano universalmente sulle strutture ospedaliere. Va affrontato il problema della formazione specialistica post-laurea che vede il 40% dei contratti di formazione specialistica non assegnati e riconoscere gli emolumenti economici agli operatori sanitari toscani che sono tra i meno retribuiti d’Italia".

Chiedete di essere ascoltati dall’amministrazione?

"Vogliamo l’apertura immediata di un confronto regionale: ci siamo scocciati di subire, pur essendo in prima linea nel sistema sanitario a cui siamo affezionati. E anche di essere accusati di essere i primi produttori di libera professione, quando la pratica solo il 15% di noi. abbiamo intrapreso una serie di scioperi di fronte a un attacco alla sanità pubblica su tutti i fronti: continueremo a tutti i livelli fino a quando il Ssn non sarà messo in sicurezza".