Firenze, 2 novembre 2014 - Chissà perché, ma la guerra che tiene aperti i fronti pediatrici del Meyer di Firenze e dell’ospedale di Massa, sa maledettamente di politica. E il solo sospetto che sulla salute dei bambini ci si possa muovere guidati da piani strategici o per questione di consensi (i protagonisti diranno di no, ma questa è la sensazione che si riflette su noi cittadini) è inquietante. Sappiamo ormai che la cardiochirurgia è assegnata dalla Regione a Massa, perché quello è tradizionalmente il polo dell’eccellenza e nessuno si sogna di metterlo in dubbio. Invece il Meyer, l’antico e amato "ospedalino" dei fiorentini e dei toscani, ora trasferito in una grande e moderna struttura poco fuori le mura di Careggi, con ambizioni da star internazionale della pediatria, non ce la fa a decollare. Anzi, sembra di fatto degradato e rischia di subire impotente anche allo svuotamento di specializzazioni delicate come traumatologia, oncoematologia e urologia. Licenziato il direttore generale Langiano, colpevole secondo il governatore di non aver sviluppatol’oncoematologia, la chirurgia d’urgenza e il traumacenter, da ieri c’è un commissario, Andrea Zanobini, uomo d’apparato, che si occuperà del rilancio.
La cardiochirurgia a singhiozzo non è una mozione dei sentimenti, che pure sono forti - quante famiglie toscane hanno un cordone ombelicale che le lega all’ospedalino (che a parte le dimensioni stenta a diventare ospedalone) - ma un obbligo di praticità e di sicurezza. Siccome la Sanità è spesso considerata territorio di scorribande clientelari e fonte di appetiti politici, non ci convince una spartizione che preoccupa gli stessi chirurghi, costretti al pendolarismo Massa-Firenze, che non tutela l’efficienza dei servizi di cui i piccoli pazienti hanno bisogno. Per la Regione si tratta di una quindicina di casi in un anno. Pochi? Comunque si parla di salute e fosse anche un solo malato, avrebbe diritto ai livelli massimi di rapidità. Che poi la Regione abbia annunciato che il Meyer continuerà ad avere una sua autonomia amministrativa anche dopo la riorganizzazione e il taglio delle Asl, dalle attuali 16 a tre di area vasta, conferma il calcolo politico del ragionamento prima di quello medico.
Azzardiamo - ovviamente non siamo i primi - l’ipotesi che Massa potrebbe mantenere la leadership per la cardiochirurgia adulti, che detiene dai tempi di Azzolina, ripensando la scelta di togliere al Meyer quella pediatrica, semplicemente per ricongiungere le specializzazioni che facevano del polo fiorentino un centro di efficienza mondiale. Non rinunciamo a comprendere le difficoltà in cui il governo della sanità toscana si sbraccia per far galleggiare una riforma che ha troppe zavorre, ma pensavamo che l’obiettivo fosse quello di eliminare gli sprechi, non di smembrare le attività che funzionano. In questo marasma affiora anche una buona notizia: la rinuncia a introdurre il superticket per recuperare i soldi tagliati con la manovra. L’iniziativa ha preso troppe sportellate in faccia, così l’obiettivo ora è di introdurre norme largamente condivise e concertate: è già tempo di campagna elettorale, meglio aspettare. Azzerati i superticket, i risparmi ci saranno, dirottati però su nuovi e più rigidi regolamenti per l’acquisto di protesi e sulle tariffe intramoenia. Nel mirino finiscono i medici di famiglia e gli specialisti se prescriveranno esami inutili che fanno lievitare le liste d’attesa e la spesa sanitaria. Purché, sia pure indirettamente, non ci rimetta sempre il malato. E invece di una stangata verticale (superticket) ce ne tocchi una orizzontale.