Marcello Mancini
Cronaca

Le radici della violenza

Lettere a La Nazione, risponde il direttore Marcello Mancini

Firenze, 15 ottobre 2014 - Caro direttore, l’episodio accaduto a Napoli dove un ragazzo è stato seviziato con un compressore (ha danni gravi e permanenti) ha portato l’opinione pubblica a crocifiggere l’aggressore, e a chiedere per lui una pena esemplare. Nessuno che abbia detto la verità, cioè che anche lui è una vittima dell’ignoranza, e che la colpa è di uno Stato totalmente assente. Mariella Gruttini, via mail

Gli episodi di violenza hanno radici che dovrebbero essere individuate e strappate. E’ vero che lo Stato è assente perché non sa reprimere chi sbaglia e non adotta punizioni commisurate al reato commesso. La responsabilità va ricercata anche in una società che non insegna il rispetto e non educa i giovani, a cominciare dalla scuola. Siamo qui a ripeterci ogni volta che i nuovi mezzi di comunicazione - penso a Internet, a Youtube - non frenano l’alluvione di immagini e filmati estremi, che inducono a considerare la violenza una cosa normale, ce la portano in casa e magari finiscono con accentuare lo spirito di emulazione. Dovrebbe esserci insomma un controllo più stretto, soprattutto per evitare che certe sequenze raggiungano i più giovani sui quali è difficile calcolare l’incidenza. Una volta alcuni film, considerati troppo choccanti, venivano vietati ai minori di 14 anni: oggi questa precauzione si chiamerebbe censura e tutti si guardano bene da evocarla. Ma il concetto di rispetto comincia dall’educazione dei nostri figli.

​Marcello Mancini