Mauro Avellini
Cronaca

Russia, sanzioni a orologeria

Il vicedirettore de La Nazione risponde ai lettori

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Firenze, 13 giugno 2015 -  CARO DIRETTORE, sinceramente non si capisce perché le nostre aziende non possono più mandare i propri prodotti in Russia, dove ci sono tanti ricchi innamorati del made in Italy. Della Crimea non si sente quasi più parlare, eppure sono tutti a chiedere a Putin un passo indietro. Forse sotto c’è qualcosa di poco chiaro.

Andrea M., via mail

 

SE IL 97 PER CENTO della popolazione in Crimea vuole stare in Russia e non più in Ucraina significa che un problema c’è, almeno sul piano dell’identità nazionale. Ma il nodo principale è di tipo economico, anche se nessuno lo dice. L’oleodotto russo che passerà a sud per rifornire i paesi mediterranei, con l’annessione della Crimea non richiederebbe più l’autorizzazione di Kiev. E per realizzarlo Mosca risparmierebbe ben 20 miliardi di dollari. Agli Usa sembra un vantaggio troppo grande, anche se le grandi compagnie petrolifere occidentali fanno il tifo per Putin. Ecco il motivo delle sanzioni. E perché gli europei stavolta non sono tutti allineati con l’amministrazione Obama. Altro che aggressione e accordi non rispettati: per mantenere l’equilibrio geopolitico del mondo si mettono in gioco soprattutto i bilanci di tante aziende, moltissime italiane, che non capiscono perché sono costrette a comprimere l’export e a licenziare. La pace è la cosa più importante ma non bisogna difenderla con le bugie.